di Ugo Paoli
L’eremo di Montefano fu costruito da Silvestro Guzzolini da Osimo (1177-1267) su un terreno boschivo ricevuto in dono nel 1231 da alcuni cittadini fabrianesi (cinque erano residenti a Serraloggia) sul Montefano, intorno a Fonte Vembrici, una sorgente d’acqua tuttora esistente. L’eremo, che si trova a metri 800 sul livello del mare, dista sette chilometri dalla città di Fabriano.
In breve tempo Montefano divenne la sede principale e il centro di irradiazione dell’Ordine di Silvestro, approvato canonicamente dal papa Innocenzo IV nel 1248. Nel più antico testo legislativo silvestrino, promulgato dal quarto priore generale Andrea di Giacomo da Fabriano all’inizio del Trecento, l’eremo è detto «caput et mater Ordinis universi»1.
Fin dalle origini i monaci di Montefano prestarono particolare attenzione nel conservare i documenti che illustravano la posizione giuridica dell’eremo e dell’Ordine, la vita interna, le relazioni con la società ecclesiastica e civile: si tratta di bolle pontificie, diplomi vescovili, decreti del rettore della Marca d’Ancona, definizioni di confini, diritti di proprietà, donazioni, compravendite, permute, locazioni, testamenti, quietanze, deposizioni testimoniali, capitoli generali e conventuali, elezioni, professioni, oblazioni.
Montefano ebbe vita fiorente nei secoli XIII-XIV, svolgendo un ruolo importante nella vita ecclesiastica e civile del territorio di Fabriano. Nel 1390 un incendio doloso provocò gravi danni all’edificio, rendendolo inabitabile. Il priore generale e la comunità si trasferirono nel monastero di San Benedetto nel quartiere del Poggio di Fabriano, dove venne traslocato anche l’archivio, che nel corso del Quattrocento si arricchì delle carte di alcuni monasteri silvestrini soppressi (San Giacomo di Settimiano a Roma, Santa Maria a Fiano Romano, San Pietro della Castagna a Viterbo, San Marco a Firenze, Santo Spirito a Siena…); inoltre confluirono nell’archivio cinquanta pergamene (fra cui un rotolo di oltre venti metri!) dell’abbazia benedettina di San Biagio in Caprile, fondata nel secolo XI dai conti di Nocera Umbra e nel 1443 concessa all’Ordine Silvestrino dal pontefice Eugenio IV.
Il 24 ottobre 1554 le autorità religiose e civili di Fabriano, con il pretesto dell’inosservanza regolare, si recarono in corteo al monastero di San Benedetto e ne scacciarono manu armata la comunità, confiscandone i beni. I monaci si rifugiarono a Sassoferrato presso i confratelli del monastero di San Giovanni Battista, con il solo abito che indossavano e pochi oggetti personali. Otto mesi più tardi, nel giugno del 1555, dopo vari appelli alla Sede Apostolica, i profughi poterono rientrare a San Benedetto e riprendere il possesso dei propri beni.
Nel 1581 il priore generale Giovanni Maria da Castelletta impose a tutte le comunità silvestrine di versare le carte più antiche nell’archivio di San Benedetto di Fabriano: i nuovi e importanti fondi confluiti vennero a formare la parte più consistente dell’attuale materiale pergamenaceo. Il monaco Stefano Moronti da Camerino ricevette l’incarico di ordinare i documenti pervenuti. Egli ripartì le carte secondo i monasteri di provenienza e le dispose in ordine cronologico all’interno di ogni fondo. Al termine del lavoro il Moronti compilò un Repertorio de le scritture de tutt’i luoghi de la Congregatione Silvestrina, una specie di inventario di tutti gli atti conservati in archivio. Molti documenti, andati in seguito perduti, sarebbero rimasti completamente sconosciuti senza questa preziosa opera.
Nel capitolo generale del 1586 il visitatore apostolico Timoteo Bottoni, domenicano, emanò una serie di «ordini» circa la riforma della disciplina monastica e della struttura giuridica dell’Ordine Silvestrino. Fra l’altro impose a tutte le comunità di conservare in un luogo sicuro, entro «armarii» o «casse», le scritture, i privilegi, i contratti e «ogn’altra ragione spettante al monasterio» e di redigerne l’inventario in duplice copia: una da conservarsi nel «proprio monasterio» e l’altra da riporsi «nell’Archivio del monasterio di Fabriano»2.
In seguito alle disposizioni pontificie contenute nella bolla Maxima vigilantia di Benedetto XIII del 1727, l’archivio venne collocato «in una ben capace stanza» dell’appartamento dell’abate generale (è il titolo assunto dal superiore generale, in sostituzione di quello di «priore generale», a partire dal 1610). Ma allorché l’archivio venne «esaminato» dopo il terremoto che colpì pesantemente Fabriano nel 1741, provocando gravi danni anche alla chiesa e al monastero di San Benedetto3, «libri, filze e memorie» furono ritrovati «così in mal ordine ed essere», che il tutto poteva «dirsi totalmente ruinato»4.
Le soppressioni ottocentesche degli istituti religiosi (1810, 1861, 1866) colpirono anche San Benedetto di Fabriano, causando una notevole dispersione del materiale documentario, soprattutto cartaceo. Nel 1872 a Fabriano si ricostituì una piccola comunità silvestrina nei locali assegnati dal Comune come abitazione del parroco della chiesa di San Benedetto.
Il merito della ricomposizione dell’archivio spetta al monaco silvestrino fabrianese d. Amedeo Bolzonetti. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1904, l’archivio fu trasferito nell’eremo di Montefano. Soppresso nel 1866, l’eremo era stato messo in vendita dal demanio per asta pubblica in Ancona nel 1873: i monaci si aggiudicarono il lotto per 6.250 lire.
Attualmente, dopo il riordinamento eseguito negli anni 1980-1982, l’archivio di Montefano risulta composto di 80 fondi, che comprendono 1180 pergamene tra pezzi singoli (alcuni con più rogiti) e rotoli (secc. XII-XIX), 13 quaderni membranacei con 220 rogiti (secc. XIII-XIV); circa 300 unità archivistiche tra volumi, registri e buste (secc. XVI-XIX); 22 codici (secc. XI-XV).
L’archivio di Montefano contiene documenti importanti sia per la vita e l’attività del movimento silvestrino che per la storia politico-religiosa, socio-economica e culturale dell’Italia centrale, dove l’Ordine è sorto e si è sviluppato. Particolarmente ricco è il fondo pergamenaceo relativo a Fabriano e al suo territorio, di cui è disponibile anche l’edizione diplomatica curata da U. Paoli e G. Avarucci5.
1 Alle fonti della spiritualità silvestrina, III. Costituzioni dell’Ordine di S. Benedetto di Montefano. Testo latino e versione italiana, a cura di L. Bux e V. Fattorini, Fabriano 2002 (Bibliotheca Montisfani, 11), p. 132.
2 Cf. U. Paoli, L’applicazione dei decreti del concilio di Trento nella Congregazione Silvestrina, in «Inter Fratres», 58 (2008), p. 49.
3 Archivio dell’eremo di San Silvestro in Montefano presso Fabriano (= AMF), Fondo S. Benedetto di Fabriano, Scritture diverse, b. 8: «In tempo che la maggior parte de monaci corali si trovava nel coro, dopo recitata l’hora di terza, a cantare la messa», vi furono due forti scosse di terremoto, che provocarono la caduta quasi totale della volta, dei cornicioni e degli stucchi della chiesa di S. Benedetto. A causa dei danni subìti dal monastero di San Benedetto, l’abate generale «si portò ad habitare il monastero del sacro eremo di Monte Fano».
4 Archivio dell’eremo di San Silvestro in Montefano presso Fabriano (= AMF), Fondo Congregazione, Visite, 6 (1742), f. 8v.
5 Le carte dell’Archivio di San Silvestro in Montefano, I. Montefano – S. Benedetto – Fabriano, Fabriano 1990 (Bibliotheca Montisfani, 14); II. Congregazione, Fabriano 1991 (Bibliotheca Montisfani, 15); III/1. Cumulo comune; III/2. Parrocchia S. Benedetto di Fabriano, Fabriano 2011 (Bibliotheca Montisfani, 16).