Duecentocinquanta anni fa nasceva a Fabriano Carlo Campioni (1772-1850). Romualdo Sassi nel suo «Chi è ?» lo qualifica industriale proprietario di una cartiera in località Ponte del Gualdo, direttore della cartiera camerale a Roma nel 1816, geniale inventore capace di produrre carta dalle più varie umili materie vegetali. Prima di Lui il padre Luigi era alla guida della cartiera di famiglia che alla fine del Settecento disponeva di impianti che assicuravano una notevole capacità produttiva e commerciale. Quando la cartiera era in piena attività Luigi doveva destreggiarsi per fronteggiare Pietro Miliani (1744-1817) che aveva raggiunto un alto potenziale produttivo e commerciale manifestando apertamente disistima verso il concorrente.
Nel 1797 Carlo Campioni sostituì il padre alla guida della cartiera e si distinse per le sue capacità manageriali. Sassi, in un articolo pubblicato dal settimanale «L’Azione» del 18 agosto 1956, afferma che Carlo fu un industriale intraprendente e rinnovatore, ricercatore e studioso singolarissimo. Preoccupato dell’alto prezzo e della penuria della materia prima [cenci o stracci di canapa e lino] per fabbricare la carta, sperimentò per primo l’uso della segatura di legno e di molti altri prodotti umilissimi […] e fabbricò un nuovo tipo di carta formato di due terzi di materia legnosa, ottenendo lodi e incoraggiamento. Non essendo però i tempi ancora maturi l’innovazione non ebbe successo.
Per quanto quantitativamente limitata la produzione della carta fabbricata dalla cartiera Campioni era pregevole per qualità e poteva competere con le cartiere Fornari e Miliani. Infatti cliente di eccezione nel 1797-1798 divenne Napoleone Bonaparte, comandante della Armata francese in Italia, come risulta dal testo della patente rilasciata alla ditta tradotto in italiano nel 1956 dal prof. Sassi: Dal quartiere generale di Milano, 15 fruttifero anno V della Repubblica una e indivisibile. Bonaparte generale in capo della Armata d’Italia, e per esso il capo del Bureau tipografico, certifico a chiunque spetta che il cittadino Carlo Campioni fabbricatore di carta in Fabriano è incaricato di far fabbricare e fornire per servizio del Bureau topografico dell’armata d’Italia della carta necessaria a questo stabilimento; in conseguenza le autorità costituite a cui apparterà sono tenute di prestargli aiuto per adempiere il servizio di cui è incaricato. Milano, giorno ed anno sopradetti, il capo del Bureau: Dalbe cap. Da una narrazione del Sassi risulta che la patente fu presentata alla Municipalità giacobina di Fabriano per ottenere l’esenzione dal servizio militare nella Guardia nazionale del Campioni. Risolutamente contrario all’esenzione si dichiarò Luigi Corradini (1755-1824), allora potente comandante della Guardia, che basò il suo rifiuto sul sacro principio dell’uguaglianza repubblicana e sulla opposizione ad ogni privilegio, anche se dato, come nel caso, per motivi di lavoro, Un’opposizione che in realtà nascondeva la sua personale acredine verso la famiglia Campioni. Tuttavia la Municipalità ricorse a un compromesso e risolse il caso invitando il Corradini a cancellare il Campioni dal ruolo degli ufficiali della Guardia in modo che come gregario potesse facilmente farsi sostituire nel servizio e provvedere alla fabbricazione della carta e onorare l’eccezionale richiesta di Napoleone.
Nel 1816 Carlo Campioni cessò di occuparsi della omonima ditta e si trasferì a Roma su invito di Pio VII ( Barnaba Chiaramonti 1742-1823 – eletto Papa nel 1800) per dirigere la cartiera camerale di San Sisto Vecchio. A gestire la cartiera di famiglia subentrò Marianna Campioni, coniugata Braccini, che, non riuscendo ad arginare il declino della ditta e a sanare la situazione finanziaria familiare, cedette l’azienda in affitto a Rinaldo Miliani (1779-1862) che ne diviene proprietario nel 1854 vincendo un’asta con il versamento di 1.732 scudi, Dalla miscellanea statistica dell’Archivio di Stato di Roma risulta che la cartiera Campioni nel 1824 disponeva di 16 dipendenti, produceva 53.334 libre di carta ed era valutata 1.760 scudi. Quella cartiera, cessata la tradizionale attività industriale, presenta ora una diversa destinazione d’uso, ma conserva la struttura originale che ricorda il modello della papeterie francese, riprodotto in una tavola dell’Enciclopedie curata da Diderot e d’Alembert, e fa parte del patrimonio archeologico industriale dell’alta valle dell’Esino.
Aveva 44 anni quando Carlo lasciò Fabriano e la sua cartiera perché ritenne prestigioso l’incarico che lo poneva a capo di un’avviata industria dello Stato pontificio per produrre carta da bollo, bollette per la dogana, carta libera per stamperia. In qualità di stimato direttore tecnico ebbe il compito di riorganizzare lo stabilimento per farne un’industria dotata di impianti con macchinari moderni e ottenere una capacità produttiva pari a quella delle più famose manifatture cartarie operanti nello Stato Pontificio. Un programma ambizioso illustrato dallo stesso Campioni in due relazioni che dettagliatamente indicavano l’organigramma del personale dipendente con relativo mansionario, l’eventuale intercambiabilità tra gli addetti alle varie operazioni, le varie fasi di lavorazione, i locali con i relativi impianti, i macchinari e la presunta produzione mensile. Campioni ambì a realizzare il suo programma per dimostrare che la cartiera che dirigeva era seconda soltanto alle cartiere Bertoni di Faenza e Miliani di Fabriano. Con il passare degli anni l’azienda cadde in progressivo stato di passività. Campioni per limitare le perdite concentrò il potenziale energetico, proporzionò il numero degli addetti alla quantità dei prodotti e ridusse la fabbricazione al semplice fabbisogno della carta di privativa. Progettò anche una cartiera con 87 dipendenti, 20 pile a magli multipli, 4 cilindri raffinatori, 8 tini che potevano produrre circa 1.900 quintali di carta. Tuttavia non riuscendo con le commesse dello Stato a coprire i costi di gestione la cartiera, dopo essere stata ceduta in appalto nel 1834, cessò l’attività nel 1850, lo stesso anno che segna la morte del suo stimato direttore, ricordato sempre come intraprendente imprenditore e studioso famoso per aver sperimentato l’uso di materie vegetali per la fabbricazione della carta a mano. Ad esaltare le sue doti e le sue innovazioni furono in molti fra i quali si distinse Albertino Bellenghi (1751-1839), monaco camaldolese studioso di geologia e scienze naturali, che illustrò in un suo saggio, pubblicato nel «Giornale Arcadico di scienze, lettere, ed arti» ( tomo XIV, Roma 1822), i Tentativi del signor Carlo Campioni di Fabriano, direttore della cartiera camerale di Roma, per estrarre da vari vegetabili (sic) indigeni nuove qualità di carta per uso di scritture. Il Bellenghi, riconoscendo il valore scientifico di quelle innovazioni, cercò di valorizzare gli esperimenti del Campioni per indurlo a scoprire su vasta scala industriale i suoi nuovi ritrovati e invitò il governo dell’epoca a sostenere ed incoraggiare l’inventore. A sua volta Enrico Castrica Brunetti (1815-1849), medico, amico del Bellenghi, autore di pregevoli scritti di medicina, di storia e di letteratura, socio dell’Accademia dei Lincei, raccolse in un volume i tipi di carta a mano fabbricate dal Campioni negli anni venti dell’Ottocento. Al termine della descrizione di alcuni esperimenti l’illustre medico annotò che le ricerche condotte dal Campioni avevano destato l’attenzione anche del principe Klemens von Metternich (1773-1859) che aveva richiesto alcuni saggi delle nuove carte per conoscere meglio i risultati delle ricerche. Altre personalità, tra le quali l’architetto Giuseppe Valadier (1762-1839), si interessarono della attività scientifica del Campioni che tuttavia non ebbe la possibilità di trasferire su scala industriale le sue innovazioni tecniche.
Il volume curato da Castrica Brunetti, conservato nella Biblioteca Multimediale “Romualdo Sassi” di Fabriano, si può consultare per prendere visione dei fogli di carta ottenuti dalle esperienze eseguite nel mese di febbraio 1822 nella cartiera camerale di Roma in esecuzione degl’ordini di S.E.R. Monsignore tesoriere generale della Reverenda Camera Apostolica Belisario Cristaldi (1764-1831). Il volume colleziona carte ottenute da foglia di canna, da corteccia della radica di noce, da radice di malva, da cannelli di fagioli bianchi, da barbe di granturco, da paglia di grano, da dafne ossia olivella ed altri vegetali.
Agli esperimenti del Campioni dedicò notevole attenzione Camillo Ramelli (1804-1855) nel suo saggio Sulla fabbricazione della carta a Fabriano, stampato nel 1855 a cura di Francesco Luigi Sabatini in occasione del matrimonio di Giuseppe Miliani (1816-1890) con Filomena Mazzarigi. Dal Ramelli si apprende che il Campioni volle disporre di artefici capaci di rendere produttiva la fabbrica e quindi fece assumere alcuni mastri cartai fabrianesi per ottenere carta di alta qualità. E’ noto che a Fabriano non sono mai mancate le risorse umane, ossia gli artigiani specializzati nella fabbricazione di carta di qualità, i così cosiddetti pratici che hanno saputo conquistare notorietà e prestigio per la loro competenza e capacità nella produzione della carta a mano.
Lo storiografo Oreste Marcoladi (1815-1879), allievo e biografo del Ramelli nel 1861 fece notare che l’insigne professore ebbe occasione di rivendicare all’Italia le invenzioni del Campioni quando venne a sapere che un inglese facevasi bello nell’attribuirsi le invenzioni del tecnico italiano.
Nell’ ampia e documentata monografia storica L’industria della carta e la famiglia Miliani, stampata nel 1930, Onofrio Angelelli (1870-1938) giudica Carlo Campioni un giovane intelligentissimo e studiosissimo e tenuto in buona considerazione, tanto è vero che Napoleone I si rivolse a lui e alla sua cartiera di Fabriano per rifornire il suo ufficio topografico. Dall’Angelelli si apprende che si deve a quel giovane anche la compilazione di un ben chiaro e completo listino, dedicato ai clienti, delle carte per disegno, da rami, da libri, da scrivere, da involgere con le indicazioni esatte dei formati in base delle misure allora in uso, cioè il Palmo Romano Architettonico e Piede reale di Parigi, con il peso a Libbre Romane di once dodici.
Nel suo saggio del 2013 Carta e stracci. Protoindustria e mercati nello Stato pontificio tra Sette e Ottocento Augusto Ciuffetti, professore della facoltà di economia dell’Università Politecnica delle Marche, esamina l’organizzazione delle cartiere pontificie, le attività lavorative, i livelli produttivi e fa riferimento specifico allo schema elaborato da Carlo Campioni quando nel 1816 era direttore della cartiera camerale. Questo recente e particolare riferimento allo schema e gli scritti di Bellenghi, Castrica Brunetti, Ramelli, Marcoaldi, Angelelli completano la poliedrica personalità del noto tecnico fabrianese e infine rivelano anche l’importanza scientifica dei suoi studi che riuniti e ordinati formano un primo pregevole trattato di tecnologia cartaria…ante litteram.
Socio fondatore di LabStoria
Articolo pubblicato nel settimanale «L’Azione» del 17 settembre 2022