A cento anni dalla sua nascita, il prossimo 30 settembre alle ore 16, in biblioteca, il Laboratorio permanente di ricerca storica (LabStoria) e l’Istituto Gramsci Marche ricorderanno la figura di Otello Biondi (1922-1987), autorevolissimo leader del PCI e della sinistra fabrianese, battutosi fino all’ultimo per un’Italia migliore in cui a prevalere fossero i principi della pace, della libertà e della giustizia sociale, scritti a chiare lettere nella Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa bene che il lascito di Otello somiglia sempre più, col passare degli anni, a un faro che consente a chi voglia attraversare il mare del mondo (perennemente) in tempesta di giungere al porto sano e salvo. Difatti il suo impegno morale, politico e sindacale, se costituì un sicuro punto di riferimento per i compagni e per i lavoratori, lo fu anche per gli avversari politici, che trovarono in lui – sia dai banchi del Consiglio comunale, dove sedette ininterrottamente dal 1951, sia dalla scrivania di presidente della Comunità Montana, incarico che ricoprì per un decennio – un autorevolissimo interlocutore, capace come pochi, sebbene fosse un uomo di parte, di ascoltare e dialogare con tutti, avendo forti il senso delle Istituzioni e il dovere di rappresentare non solo il proprio campanile ma l’intero comprensorio.
Otello Biondi fu per davvero un uomo di lotta e di governo, essendo stato sempre dalla parte degli ultimi, ma fu anche il politico che una volta eletto presidente della Comunità Montana mise sullo stesso piano le problematiche dei singoli Comuni e, con il concorso di tutte le forze politiche e dei migliori studiosi, realizzò ambiziosi piani per lo sviluppo dell’entroterra, che tuttora recano benefici alle popolazioni: la Meccano Spa, il Consorzio del verdicchio di Matelica, il distretto della Berbentina a Sassoferrato, oltre all’idea della militanza politica come servizio!
A lui si deve, insieme ad altri, anche la fondazione de «Il Progresso» e la conservazione dell’archivio del PCI, con una significativa mole di documenti cartacei, di circa 250 foto del ventennio fascista (ora all’Istituto di Storia Marche) e di oltre 600 manifesti che vanno dal 1945 al 1991, un centinaio dei quali sono stati pubblicati nel volume «Il nostro volto», mentre la loro totalità è consultabile nel sito del Gramsci. Una manna per gli studiosi della storia marchigiana nel secondo dopoguerra!
Non si possono dimenticare, infine, le poesie scritte da Otello Biondi negli anni 1943-1984 in un quaderno dalla copertina nera, raccolte postume nel volume «Come queste foglie» (Il Progresso, 1988) e definite da Luciana Corvi «Le sue carte segrete»…
Ai suoi funerali partecipò in segno di affetto una folla enorme e chi scrive ricorda benissimo le manifestazioni di grande rispetto che circondavano la sua bella persona (spesso con «l’Unità» in tasca) ogni qualvolta prendeva la parola in pubblico o nelle conversazioni private, rimanendo colpiti dalla sua profonda preparazione e dalla sua padronanza della lingua italiana.
Si confida che i fabrianesi parteciperanno numerosi, soprattutto i politici, i giovani e i lettori de «L’Azione», con cui Otello, pur nella diversità delle posizioni, dialogò sempre a distanza, riconoscendo le ragioni del suo seguito nella popolazione.
Terenzio Baldoni
(presidente LabStoria)