La Fondazione Fedrigoni Fabriano-Storia Scienza Arte della Carta nel 2013, allora denominata Istituto di Storia della Carta e delle Scienze cartarie Gianfranco Fedrigomi (ISTOCARTA), pubblicò l’XI volume della collana di “Storia della Carta” fondata nel 1986 dalla Pia Università dei Cartai con il titolo Le cartare di Fabriano. Società Donne Lavoro nei tempi della città della carta. Un libro collettaneo che sonda la società fabrianese per valutare la presenza delle donne nella realtà locale e ricostruire il loro ruolo in un centro caratterizzato da una secolare attività manifatturiera a prevalente indirizzo cartario. Un’analisi di genere (gender history) che indaga sul protagonismo femminile rapportato al comportamento dell’uomo e al contesto geo-culturale e socio-economico ricostruendone in grandi linee il percorso storico dal Medioevo all’età contemporanea. Nel suo insieme l’opera raccoglie i risultati di ricerca delle fonti che mettono in luce un settore che arricchisce la storiografia locale in modo originale.
Nel 1913 a Fabriano viene istituita la Scuola del “Buon Governo della casa” per le operaie delle cartiere Miliani con lo scopo di impartire alle alunne l’educazione morale necessaria per l’adempimento dei doveri verso la famiglia e la società. L’encomiabile iniziativa si deve a Giovanni Battista Miliani (1856-1937), sostenuto dalla sorella Anna (1863-1950) coniugata con il conte Ciro Vallemani,
All’inizio del XX secolo il problema dell’emancipazione femminile apre un dibattito anche nella stampa periodica locale. «Il Popolare», settimanale democratico diretto dall’anarchico Virgilio Virgili (1864-1938), in un articolo del 23 marzo 1909 contesta la continua assunzione, da parte delle cartiere locali, di fanciulle e giovanette adolescenti, mentre le domande dei maschi vengono cestinate. Virgili fa notare che le ditte imprenditrici impiegano molte femmine, pagate in media una lira al giorno, e infine auspica che, pel il bene delle famiglie, pel progresso sociale, è desiderabile che le donne anziché essere oggetto di ingorde speculazioni industriali siano brave massaie. buone educatrici delle famiglie.
Il mazziniano Pietro Castagnari (1856-1906), presidente della Confederazione Operaia Democratica e fondatore nel 1891 del periodico «L’Indipendente», scrive un “bozzetto sociale”, in difesa della donna, intitolato Maria, drammatica storia di una ragazza madre, pubblicato dalla Tipografia Gentile nel 1880, quando il ventitreenne, autore, in qualità di maestro, insegnava nella scuola elementare di Serradica di Fabriano.
«Il Popolare» del 27 febbraio 1909 esce con un articolo, firmato da Onofrio Angelelli (1870-1938), leader del movimento operaio cartario, in difesa delle ragazze madri che venivano licenziate e destinate a vivere senza un futuro perché private del posto di lavoro e dell’onore. All’articolo dell’Angelelli segue una nota di redazione del periodico per invitare l’On Miliani,che apertamente si dichiara sostenitore del femminismo, a provvedere quanto l’articolista suggerisce.
A Fabriano la condizione delle donne che lavorano alimenta la questione dell’emancipazione femminile e la necessità di migliorare le loro condizioni. La Scuola del “Buon Governo della casa” infatti ha lo scopo di impartire alle alunne l’istruzione professionale accompagnata dalla applicazione pratica per addestrarle nei più necessari lavori che la donna deve conoscere ed eseguire. Il programma del corso prevede l’insegnamento della lingua italiana, dei doveri morali, dei diritti civili, dell’aritmetica, della contabilità, dell’economia domestica, dell’igiene della persona, del disegno applicato ai lavori. Vengono impartite anche lezioni di cucito a mano e a macchina, di rammendo, di sartoria, di arte culinaria. Gli incarichi di docenza sono affidati alle maestre Anna Di Stefano, Dirce Mulinelli e Polloni. Le alunne dispongono di due ore quotidiane sulla giornata di lavoro senza variazioni di salario e a fine corso ottengono un attestato con i risultati degli esami sostenuti.
Anima dell’iniziativa è la contessa Anna Miliani Vallemani che nel 1920 pubblica un interessante resoconto della attività svolta dalla scuola, che si chiuderà nel 1924. «Il Popolare» e «L’Azione» seguono l’attività della Scuola che la fondatrice, con valide e documentate argomentazioni, vuole potenziare per riconquistare la donna alla casa per farne una buona faccendiera fra le domestiche pareti, per fornire quel corredo di conoscenze utili anzi necessarie per l’odierno vivere civile, per sentire altamente la sua missione nella famiglia e nel paese che aspettano da lei un più efficace concorso per il miglioramento fisico e morale delle generazioni future. Rileva inoltre con rammarico che fra le “cartare” ci sono tante analfabete che sentono vergogna del loro stato di inferiorità e della mancanza di istruzione dovuti alla necessità impellente di trovare un’occupazione in tenera età, e tiene poi a precisare che se da un lato vi sono operaie per le quali il fine da raggiungere è l’apprendimento di tutte quelle cognizioni e lavori necessari alla vita della famiglia, dall’altro vi è la Società della Cartiere che attraverso la Scuola e in corrispettivo di essa mira più lontano; mira cioè ad elevare la mentalità dell’operaio e riformare il costume a volgerne l’intelligenza verso la luce di quel minimo di sapere che è pur la porta delle ampie vie della vita. Per la realtà dell’epoca questa è una visione avveniristica del rapporto padrone e operaio dipendente, ma nella vita pratica, nonostante la presenza vivace delle organizzazione dei lavoratori, il paternalismo padronale è una consuetudine che si manifesta apertamente.
«L’Azione» del 29 agosto 1915, nel riportare l’esito degli esami che hanno avuto luogo nella Scuola del “Buon Governo della casa”, termina il suo commento con questa esclamazione: Quanto guadagnerebbe la civiltà dei popoli se tutti gli stabilimenti industriali organizzassero di queste scuole, sull’esempio delle Cartiere Miliani, e se tutte le giovani cartaie potessero avere una “Patrona” con amore e abnegazione e modestia come la nostra munifica contessa Vallemani ! Una donna che è stata protagonista della cultura locale e che molti Fabrianesi hanno stimato e ricordano per la sua intensa attività umanitaria, per le sue azioni di beneficenza e la sua opera nelle associazioni cattoliche. Romualdo Sassi nel “Chi è ?”fabrianese la presenta come donna di alacre intelligenza, di vasta cultura, di intensa attività, che favorì con interesse anche gli studi di storia locale.
Articolo pubblicato dal settimanale fabrianese «L’Azione» del 18 dicembre 2021 pag.23