di Giancarlo Castagnari
Ormai da tempo e ovunque (undique) Fabriano viene chiamata la «Città della carta» per antonomasia e spesso le viene riconosciuto i titoli di «antica capitale europea della carta» e di “culla della carta occidentale”. Le motivazioni della fama acquisita si collegano al riconoscimento di alcuni primati tecnologici (pila idraulica a magli multipli, collatura dei fogli con sostanza proteica, applicazione del segno “signum” o filigrana, perfezionamento della forma velina) e alla continuità della plurisecolare attività manifatturiera e industriale..
I maestri artigiani del fiorente Comune medioevale, che andarono alla ricerca di un modo di garantire il più a lungo possibile la conservazione della carta e renderla una materia scrittoria in grado di sostituire la pergamena, vinsero questa gara tecnologica, ottennero per primi un prodotto competitivo e conquistarono il mercato dei paesi europei e del bacino mediterraneo. Si può dire che inventarono la carta occidentale surclassando la carta orientale-araba.
Gli addetti alla manifattura cartaria locale, distintisi nell’era del segno per scienza e tecnica, svolsero un ruolo fondamentale nel loro settore di attività e indirettamente coinvolsero Fabriano negli studi di storia della carta.
A segnalare, fra i primi, l’evoluzione dell’arte della carta fu il giureconsulto Bartolo da Sassoferrato (1314 -1357). Nel suo Tractatus de insignis et armis, scritto intorno al1350, spiega che la funzione del signum (oggi filigrana) è quella di distinguere il prodotto di un opificio da un altro e di indicare la volontà di contrassegnare in modo indelebile la paternità della propria opera: Quodlibet folium chartae habet suum signum per quod significatur cuius artificis est charta: un vero marchio di fabbrica (trade-mark). In seguito il segno avrà la principale funzione di rappresentare una decorazione e, nel Medioevo, di esprimere concetti e significati più graditi o un valore apotropaico per la persona e lo scritto, che non potevano essere espressi dalle lettere alfabetiche singole o raggruppate.
Francesco Maria Grapaldo (1460-1515) nel suo De partibus aedium attribuisce alle carte fabbricate a Parma un primato di qualità, ma riconosce che per candore quelle di Fabriano sono superiore a tutte le altre.
Alla ricerca delle origini. L’opera dei fratelli Zonghi
Nelle memorie storiche di Luigi Mostarda (1723-1801), raccolte negli inediti Appunti, si ricavano notizie, non sempre attendibili, relative all’arte della carta, studiate nel 1932 da Onofrio Angelelli (1870-1938), che ne ha pubblicato alcune parti nel suo saggio sulla Università dei “cartari” di Fabriano.
Il Mostarda trascrivendo due documenti – una donazione del 1276 e una compravendita del 1278 – conservati nell’Archivio del Monastero Silvestrino di Montefano, lesse cartéri ove era scritto carceri e fece partecipe della sua scoperta Girolamo Tiraboschi (1731-1794) che, a sua volta, riportò la notizia, citando la fonte, nella sua Storia della letteratura italiana.
Romualdo Sassi (1878-1969), ben sapendo che il lemma “cartiera” aveva sostituito “gualchiera” o “valchiera” nel XVII secolo, corresse l’errore dell’erudito fabrianese. A sua volta Andrea Gasparinetti (1893-1964) nel 1942, volle definire la questione con un approfondito studio che ha il merito di aver escluso, senza ombra di dubbio, i due documenti di Montefano dalle fonti sulle origini dell’arte della carta a Fabriano. Purtroppo capita ancora di leggere testi e documenti di storia della carta che pervicacemente fanno risalire al 1276 l’ inizio dell’attività manifatturiera cartaria nel Fabrianese, basandosi su i due documenti silvestrini.
Rimanendo in tema di origini, la questione è stata approfondita dai fratelli Zonghi e dallo stesso Gasparinetti che esposero le loro tesi dopo aver rintracciato i più antichi documenti cartacei negli archivi di Camerino, Fabriano, Matelica, Osimo. Augusto Zonghi (1840-1916) nel 1911 fece riferimento, su segnalazione di Dino Feliciangeli, al reperto cartaceo del 1264 appartenente a un catasto camerte. Il fratello maggiore Aurelio (1830-1902) riferì che nel 1268 il Comune di Matelica, a pochi chilometri da Fabriano, riportava nel registro membranaceo delle spese l’acquisto di fogli di carta bambagina per il Camerlengo. Approfondendo gli studi sui documenti matelicesi ho scoperto che quel Comune iniziò a rifornirsi di carta nel 1264. La spesa, regolarmente annotata nel registro delle uscite comunali, è la prova inconfutabile dell’avviato commercio della carta nell’alta valle dell’Esino e la conferma fondata che sia stata Fabriano a soddisfare la domanda di carta nell’Altoesino. Del resto il più antico reperto cartaceo fabrianese risalente al 1283 è un atto appartenente al protocollo del notaio Berretta, reperibile nell’Archivio Storico Comunale di Fabriano, dove si conservano documenti del 1293 scritti su fogli filigranati. Sono queste le fonti storiche che confermano l’esistenza a Fabriano di gualchiere a cartis bombicinis nella seconda metà del Duecento. Da questa realtà si deduce che la carta si produceva in epoca anteriore e che l’evoluzione tecnologica, tipicamente fabrianese, è iniziata intorno alla metà del XIII secolo.
Avvalora quanto detto il più antico documento cartaceo di Matelica datato 1268, scritto su un foglio trattato con colla di gelatina animale. Altri fogli del 1273, 1274, 1279, 1284 risultano rifiniti con sostanze amidacee. L’uso di due diverse tecniche di lavorazione coeve delinea quella fase di sperimentazione, definita da Gasparinetti, «periodo arabo-italico» che ha preceduto il «periodo italico o fabrianese» durante il quale la carta da araba si è trasformata in prodotto europeo o meglio occidentale, arricchendosi del “segno”.
Le fonti documentarie del XIV secolo confermano che l’iniziale epicentro della carta occidentale rimane Fabriano e che da questo primo nucleo manifatturiero fioriscono per gemmazione gli altri insediamenti cartai di Pioraco, Esanatoglia, Sanseverino, Ascoli Piceno, Fermignano, Fossombrone nelle Marche e dei piccoli centri nella valle del Menotre, vicino a Foligno in Umbria.
La questione delle origini e delle antiche tecniche cartarie divenne oggetto di studio e di ricerca nel secolo XIX. Camillo Ramelli (1804-1955), Oreste Marcoaldi (1825-1879), Aurelio e Augusto Zonghi con le loro opere introdussero nuove tematiche storiche e, tra i primi in Italia, rivolsero particolare attenzione alla storia della carta in Italia.
I fratelli Zonghi si distinsero per le loro monografie frutto di rigorose ricerche e di attenti esami delle antiche carte filigranate, raccolte, previo regolare autorizzazione, a scopo di studio, non di mero collezionismo amatoriale, negli archivi locali. Gli scritti dei due studiosi, a distanza di un secolo, sono annoverati fra i classici della storiografia cartaria europea e per questo motivo sono stati recentemente rivisitati. Nel 1953 l’editore olandese Labarre ha pubblicato il III volume della sua collana «Monumenta Chartae Papyraceae Historiam Illustrantia» intitolato Zonghi’s Watermarks (or collection of works documents illustrating the history of paper. Le Cartiere Miliani S.p.A.- Fedrigoni Group nel 2003 mi hanno incaricato di curare il volume bilingue (italiano-inglese) dedicato a L’opera dei fratelli Zonghi. L’era del segno nella storia della carta che si aggiunge all’altro. Pietro Miliani fabbricante di carta, uscito nel 1963 ad opera di Andrea Gasparinetti.
Le loro opere hanno il pregio di trattare la storia della carta come disciplina connessa non solo alla scienza, alle tecniche cartarie e alla storia dell’industria, ma anche alla paleografia, alla codicologia, all’arte tipografica, alla storia del libro a stampa, all’archeologia industriale. Inoltre i fratelli Zonghi, collegati a Charles Moїse Briquet e ad altri studiosi quali Bailo, Barone, Lechi, Lisini, Urbani, contribuirono a fare della filigranologia una disciplina ausiliaria della storia.
Fu Aurelio Zonghi a sostenere, con felice intuito, che con l’esame del “segno” o lettura della filigrana – unitamente allo studio comparato della scrittura – si può determinare la data di un documento che ne è privo, facilitando così l’identificazione temporale delle fonti archivistiche cartacee e manoscritte e della vasta gamma dei libri a stampa, in particolare gli incunaboli sine loco et anno. Problematica nella quale c’è ancora molto da scavare alla luce dei moderni criteri scientifici e dei sofisticati mezzi per la rilevazione e catalogazione. Un terreno di ricerca fu sondato nel 1957 da Roberto Ridolfi, anticipatore di questi studi, seguito da Peter Tschudin, già presidente dell’Associazione Internazionale degli Storici della Carta, che, al Convegno di Fabriano del 1993 sul tema Produzione e uso delle carte filigranate in Europa (secoli XIII-XX), illustrò la possibilità di formare un archivio per visualizzare le filigrane su PC e creare una banca dati aggiornabile per la gestione delle immagini. L’argomento fu ripreso nel 1996 da Daniela Moschini e da Conar Fahy al First International Conference on the History, Function and Study of Watermarks, tenutosi a Roanoke in Virginia (USA).
La ripresa degli studi. Il ruolo di Andrea Gasparinetti
Dopo gli studi dei fratelli Zonghi non ci furono importanti iniziative per alimentare la ricerca storica cartaria. Nella storiografia europea l’Italia non ebbe un ruolo rilevante fino agli anni Trenta del XX secolo. La ripresa cominciò nel 1938 ad opera di Andrea Gasparinetti e raggiunse risultati ragguardevoli nel secondo dopoguerra.
A Fabriano chi stimolò gli studi nello specifico settore della carta e della filigranologia fu il senatore Giambattista Miliani (1856-1937), parlamentare e imprenditore dotato di una vasta cultura umanistica e scientifica, artefice di consistenti investimenti culturali, promotore di iniziative per la tutela dei beni culturali e ambientali nell’area dell’Atoesino. Con passione e competenza si dedicò alla storia dell’industria cartaria distinguendosi per l’attività editoriale. Pubblicò alcune opere di Onofrio Angelelli (1870-1938) fra le quali la storia delle cartiere e nel 1937 Il mestiere del cartaro nel gergo e nel dialetto fabrianese, giudicato documento filologicamente prezioso.
Miliani ebbe anche il merito di scoprire il talento storico del suo collaboratore Andrea Gasparinetti. Quando l’anziano senatore fu invitato da Raffaello Bertieri (1875-1941), fondatore e direttore di «Risorgimento Grafico» a scrivere una monografia sulla storia cartaria di Fabriano, passò, forse per il peso degli anni, l’incarico a Gasparinetti: l’Uomo giusto allo scopo, colui che, dopo aver dato prova delle sue capacità dando alle stampe Carte,cartiere e cartai fabrianesi, contribuirà con i suoi scritti usciti fra il 1938 e il 1964, anno della sua morte, a colmare un vuoto nella storiografia italiana e andrà ad occupare un posto di primo piano fra i protagonisti europei della cultura storica cartaria del Novecento.
L’originalità di questo Autore, del resto riscontrata anche dal Sassi, sta nell’innestare la storia locale delle manifatture cartarie e della sua secolare tradizione nel contesto di una storia più ampia, della quale Fabriano è un centro di riferimento. L’evidente intenzione di Gasparinetti era di condensare il frutto delle sue rigorose ricerche in un trattato sistematico di storia italiana della carta, dal Medioevo alla rivoluzione industriale, che purtroppo non ebbe tempo di scrivere, sebbene avesse accumulato una vasta conoscenza della materia, approfondendo le indagini nelle principali aree di insediamento cartario della Penisola, secondo un filo logico che lega i fondamentali contenuti dei singoli argomenti: carta, cartiere, cartai, carta e stampa, produzione e mercati, scienza e tecniche cartarie, filigranologia.
Un altro merito di Gasparinetti è l’impegno profuso per divulgare gli studi di storia della carta in Italia e aumentare il livello culturale dei fabbricanti e tecnici cartai. Un obbiettivo al quale ha mirato per oltre 15 anni l’Università degli Studi di Camerino inserendo nel piano di studio del corso di “scienze e tecniche cartarie” (facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali) la “storia della carta”, con un corso che si teneva presso l’Unifabriano.
Alle opere di Gasparinetti si aggiungono quelle di Osvaldo Emery che tra il 1957 e il 1968 si dedicò alla storia della carta e della «filigranatura». Argomenti validamente ripresi e approfonditi da Ulisse Mannucci (1922-2013) nel 1991 con Lineamenti di storia e tecnica cartaria da Ts’ai Lun a Pietro Miliani e nei due saggi La filigrana nelle applicazione dei cartai fabrianesi del 1993 e La filigrana nelle carte valori (secoli XVIII e XX) del 1997.
Un segno della ripresa di questo genere di studi lo diede Giuseppina Corinaldesi che nel 1948 conseguì la laurea in lettere presso l’Università degli Studi di Roma, discutendo la tesi Carta e cartiere di Fabriano dalle origini ai giorni nostri, pubblicata dal Museo della Carta e della Filigrana nel 2009. D’allora seguirono altre tesi di laurea di storia della carta assegnate a laureandi fabrianesi delle Università degli Studi di Camerino, Macerata, Siena, Urbino, Perugia.
Dal decennio 1980-1990 al terzo millennio
Nel decennio 1980-1990 si intensificò la ricerca documentaria mirata alla ricostruzione della realtà manifatturiera iniziando con la monografia L’Arte e il commercio della carta bambagina nei libri dei mercanti fabrianesi tra XIV e XV secolo, frutto di uno studio da me condotto in collaborazione con Nora Lipparoni, pubblicato nel 1982 nella collana degli «Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche». Nello stesso anno uscì l’opera collettanea La città della carta. Ambiente società cultura nella storia di Fabriano, che curai per conto del Comune e dove inserii la monografia Dall’impresa artigiana all’ndustrializzazione, profilo della storia economica locale. Il libro, esaurito in poco tempo e riproposto in seconda edizione nel 1986, riunisce le monografie di Renzo Armezzani, Edoardo Biondi, Giancarlo Castagnari (chiedo venia per le autocitazioni), Giampiero Donnini, Nora Lipparoni, Ivo Quagliarini che illustrano, in forma adeguata ai metodi della moderna storiografia, le principale vicende ambientali, socio-economiche e culturali di un Comune marchigiano. L’opera, che per le sue caratteristiche strutturali e per i suoi contenuti esula dalla ristretta cronaca e dalla memorialistica erudita, ha riscosso consensi per aver saputo proporre a Fabriano un nuovo modello di ricerca e di studio, senza trascurare l’esigenza di una rigorosa informazione per quanti vogliono conoscere alcuni originali aspetti della storia locale, fra i quali quelli dell’arte della carta e della sua diffusione in Italia e in Europa.
L’iniziativa editoriale è nata dall’idea di valorizzare i beni archivistici e librari della Biblioteca Comunale di Fabriano e dell’annesso Archivio Storico e di portare un contributo alla storia delle Marche che, per il policromo mosaico di Comuni sparsi nel suo articolato territorio, rivelano la peculiare prerogativa di regione composita nel cui ambito Fabriano, con la sua vitalità economica e la sua autonomia, rappresenta nell’arco dei secoli – lo scrissi nella premessa metodologica del libro – una tessera di grande valore e un rilevante punto di riferimento socio-culturale. Si profila così un contributo originale per ricostruire il passato della «città della carta», con una chiave di lettura inconsueta che introduce tematiche di ampio respiro e argomenti specifici tali da non compromettere la forma unitaria dell’opera collettanea pur delineando il volto poliedrico della realtà storica fabrianese, di cui alcune facies, comprese in quell’insieme imprescindibile, sono state ampiamente esplorate dagli Autori delle monografie, che, rispettando il principio della complementarità, si integrano e si mantengono ben collegate, quasi a formare altrettanti tasselli del medesimo incastro.
Gli anni Ottanta del Novecento sono segnati da un eccezionale evento: l’istituzione e l’allestimento del Museo della Carta e della Filigrana nel complesso monumentale dell’ ex convento dei Domenicani. Sorto per volontà del Comune e con la collaborazione delle Cartiere Miliani che hanno fornito un prezioso patrimonio espositivo, il Museo ha concretizzato le idee di alcuni studiosi di storia della carta e di filigranologia, quali i fratelli Zonghi e Andrea Gasparinetti. Unitamente al prestigioso Comitato storico scientifico, mi sono occupato per una decina di anni, in qualità di direttore nominato dall’Amministrazione Comunale, di quella istituzione pubblica preoccupandomi di farne un Museo vivo, insolito, polifunzionale, internazionale, secondo i più moderni criteri museologici e museografici, in grado di trasmette il messaggio culturale della carta e di promuovere le ricerche e gli studi nell’ambito della relativa disciplina storica. Agli inizi degli anni Novanta il Museo aveva totalizzato circa 25.000 visitatori provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Risultato che lo storico dell’arte prof. Pietro Zampetti definì essere secondo nelle Marche soltanto alla Galleria Nazionale di Urbino. Un record, che, fatta eccezione per il triste periodo del dopo terremoto (1997), trasformò l’istituzione in una risorsa per il turismo culturale nell’area appenninica fra Marche e Umbria. Rilevante il ruolo svolto dal Museo, unitamente alla Pia Università dei Cartai, nella preparazione e nel coordinamento di alcuni convegni nazionali e internazionali su argomenti e questioni di storia della carta e della filigrana, di cui sono stati pubblicati gli Atti.
Fabriano si è quindi distinta anche per questo genere di attività. Nel 2006 le Cartiere Miliani – Fedrigoni Group, promotore Giuseppe Fedrigoni, hanno organizzato due giornate di studio internazionali dedicate a: L’impiego delle tecniche e dell’opera dei cartai fabrianesi in Italia e in Europa (European Paper Days), che ho coordinato con la consulenza scientifica dell’indimenticabile fraterno amico Ulisse Mannucci. L’affidamento dell’intrigante argomento affidato a 15 studiosi italiani e stranieri, suddivisi per aree geo-storiche, ha dato come risultato l’acquisizione di nuove conoscenze che confermano, da angolazioni diverse, la dimensione europea del fenomeno “diaspora” e il determinante influsso della tecnologia cartaria fabrianese nell’era del «segno» (secoli XIII e XVIII) della storia della carta.
La collana editoriale di storia della carta
Con il citato evento Fabriano è divenuta, a tutti gli effetti, centro di studi storici e filigranologici di rilevanza europea che può vantare anche la pubblicazione della «Collana di Storia della Carta» fondata nel 1986 dalla Pia Università dei Cartai, con il patrocinio e il sostegno delle Cartiere Miliani di Fabriano. Questa attività editoriale, che riunisce gli studi e le ricerche di storici italiani e stranieri, dal 2012 è gestita dalla Fondazione “G.Fedrigoni”, denominata Istituto Europeo di Storia della carta e delle Scienze cartarie ISTOCARTA con sede a Fabriano, di cui la Pia Università è Socio ordinario. Nel giro di trenta anni (1986-2016) sono stati pubblicati dodici volumi della Collana che riuniscono 98 monografie e saggi storici elaborati dai 61 autori e collaboratori per complessive 3.122 pagine .
Se l’anno 1986 segna l’avvio dell’impresa editoriale, il 1990, con l’uscita del secondo volume, apre ufficialmente la serie dei libri in collana, sia per il formato in 8° che per la veste editoriale sobria ed elegante.
Il II volume riunisce gli Atti del convegno sul tema Contributi italiani alla diffusione della carta in Occidente tra XIV e XV secolo,tenutosi a Fabriano nel 1988. Il contenuto di questa prima opera collettanea permette di recepire ragguagli inediti ed originali sulla storia dell’uso e commercio del prodotto e delle relative fonti documentarie. Nel XIV secolo l’Italia, centro dell’area più monetizzata del mondo, è la culla del capitalismo ed ha tutti i numeri e i requisiti per svolgere un ruolo predominante anche nel settore della produzione e commercio della carta bambagina, il cui processo di diffusione avviene applicando il modello tecnico e aziendale praticato dai Fabrianesi e dai mercanti-imprenditori. Esemplari le figure dei mercanti marchigiani Ambrogio di Bonaventura e del figlio Lodovico.
Il consolidamento tecnico ed economico e la diffusione di carta, cartiere e cartai – secondo Manlio Calegari – avvengono sotto il segno di Fabriano. Vanno analizzate le cause che determinano in assoluto il temporaneo primato italiano, la sua evoluzione con i relativi rivolgimenti di ordine sociale ed economico, la incidenza degli stracci (materia prima), gli investimenti di capitali, la consistenza delle aziende e la loro area di insediamento, il mondo dei copisti, degli umanisti, dei monasteri, delle università e, infine intorno alla metà del Quattrocento, i rapporti con i tipografi e la stampa in genere, arte che dalla Germania penetra in Italia. Qui fiorisce e sviluppa tra la raffinatezza della cultura rinascimentale e qui trova il suo supporto principale: la carta di qualità particolarmente adatta all’editoria. Da questi presupposti nascono e si affermano le prototipografie di Subiaco con Sweynheym e Pannartz e poi di Foligno e a Jesi, due centri prossimi a Fabriano, noti per le prime edizioni della Divina Commedia stampate nel 1472, le incomparabili stamperie venete che, dalle primitive tecniche del tedesco Giovanni da Spira passano agli splendori del francese Nicola Jenson, di Lucantonio Giunta, fino al grande Aldo Manunzio e le altrettanto famose tipografie di Firenze, Roma, Milano, Napoli. Alla fine del XV secolo in Italia operano 500 officine grafiche in 74 diverse località. Non va dimenticato che al marchigiano Ottaviano Petrucci si deve l’ideazione di avvalersi dei caratteri mobili per la tipografia musicale. Tutti questi sono segnali e realtà non disgiunti dal primato conseguito nel settore cartario, anche se in quest’opera si fa sempre più incalzante la concorrenza d’Oltralpe. Un primato che lascia tracce e testimonianze indelebili in ogni centro dove le arti della carta e della stampa si concentrano dando luogo, anche nelle rispettive aree di influenza, ad una serie di attività collaterali di carattere sociale, economico e culturale riscontrabili nei fondi conservati negli archivi privati e di enti pubblici e nelle biblioteche laiche e monastiche.
In questo secondo volume si riporta il mio intervento sulle principali fonti documentarie, conservate negli archivi notarile e comunale, che concentra l’attenzione sul contributo dei fratelli Zonghi agli studi di storia della carta e della filigranologia, sul valore scientifico delle raccolte di filigrane antiche (1293-1599), sulla validità delle teorie zonghiane relative alla identificazione delle date per i documenti che ne sono privi.
A sua volta Nora Lipparoni studia e analizza notizie e dati ricavati dai registri dei mercanti fabrianesi sulle tecniche di lavorazione della carta, sulla varietà e qualità del prodotto, sui costi di produzione e di vendita. Sulla realtà del mondo commerciale e produttivo dell’epoca traccia la figura del mercante-imprenditore che anticipa il mondo protoindustriale.
Con precisi ragguagli Massimo Oldoni si occupa dei primi contatti fra le culture araba e italico-mediteranea, del ruolo di Amalfi nella diffusione della carta in Occidente e della presenza delle sue cartiere che si innestano nella tradizione grafica e tipografica dalla quale derivano i primati dell’editoria dell’Italia meridionale.
E’ Giovanna Derenzini a riferire sull’impiego della carta occidentale in relazione ai manoscritti greci del XIII e XIV secolo e a registrare le variazioni d’uso della materia scrittoria, rilevando che nel Trecento quella carta impiegata per la scrittura è prevalentemente prima fabrianese, poi italiana e che per le garanzie di qualità riesce a prevalere sull’uso della pergamena.
Passando al libro (in particolare all’incunabolo) Réginald Grégoire ribadisce che la carta stampata provoca conseguenze notevoli anche nella gestione delle biblioteche monastiche sia per quanto riguarda il rapido aumento del patrimonio librario, sia per quanto concerne il diffondersi dell’informazione, non più legata ai manoscritti, e il recupero del sapere antico, talvolta negletto nel Medioevo. In effetti la diffusione della carta e della stampa consente una maggiore reperibilità dei testi e determina una rivoluzione culturale senza precedenti, prima in Italia e poi in quelle parti d’Europa investite dall’onda lunga dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Il III volume della collana prende corpo da alcuni elaborati frutto di ricerche e di studi di Ulisse Mannucci, Règinald Grégoire e miei. E’ una miscellanea di storia della carta che approfondisce alcune questioni delle origini e delle primitive tecniche cartarie, la personalità di Giambattista Miliani, l’Arte della carta bambagina, secolare corporazione risalente al 1326 che ha tramandato le antiche tradizioni alla Pia Università dei Cartai.
Nel periodo 1970-1995 le ricerche e gli studi sulla carta in Italia si sono vivacizzati. La storiografia di è arricchita di saggi dedicati alle aree con rilevanti insediamenti di manifatture cartarie, alle quali hanno rivolto la loro attenzione Calegari in Liguria, Mattozzi e Infelice nel Veneto, Balzani nel Lazio, Assante e Oldoni in Campania, Bollettini in Emilia, Sabbatini in Toscana, nelle Marche Nora Lipparoni e chi scrive queste note.
Nel panorama italiano l’area umbro-marchigiana — ad eccezione del comprensorio fabrianese, che ha svolto un ruolo trainante nell’Europa dei secoli XIV e XV – prima degli anni Novanta del Novecento non disponeva, rispetto alle altre aree, di una aggiornata ricognizione dell’industria cartaria, mediante un esame delle fonti documentarie e un’analisi congiunta storico-economica dei luoghi di produzione.
La mancanza di un quadro generale per mettere a fuoco l’incidenza di questa antica manifattura nella realtà delle due regioni confinanti è stata in gran parte colmata con il convegno del 1991 sul tema Carta e cartiere nelle Marche e nell’Umbria dalle manifatture medioevali all’industrializzazione, divenuto il titolo del IV volume della collana, uscito nel 1993 come edizione speciale del quaderno monografico n.13 della rivista «Proposte e ricerche», diretta dall’indimenticabile Sergio Anselmi, uno dei principali esponenti della cultura storica marchigiana.
Dalla giornata fabrianese di studio si è avuta una conferma della rilevante consistenza della manifattura cartaria in alcuni centri delle due regioni, che seppure risentono gli effetti indotti dal fenomeno fabrianese – del resto diffusi anche in altre aree italiane ed europee – presentano alcune originali particolarità che caratterizzano l’organizzazione del lavoro e la commercializzazione del prodotto a volte condizionate dai tipi e dalla qualità della carta. Aspetti che attendono ulteriori approfondimenti e che vanno messi a confronto con quelli coevi di altre realtà territoriali della penisola per muovere i primi passi verso una storia italiana della carta secondo una sua connotazione fondamentalmente caratterizzata dalle peculiarità dei molti diversi insediamenti produttivi, prevalentemente di antica formazione.
Dell’area fabrianese Nora Lipparoni ha approfondito alcuni aspetti della lavorazione e del commercio della carta nel XV secolo, scandagliando i registri dei «camboreri«, conservati nell’Archivio Storico Comunale di Fabriano.
Seguendo l’indice del volume, si legge un mio saggio sulle fonti documentarie per la storia della carta tra Cinque e Seicento reperibili negli archivi locali.
Augusta Palombarini si è soffermata sulla attività del mercante anconetano Stefano Benincasa e sui suoi rapporti commerciali con cartai fabrianesi, esaminando in particolare un contratto del 1581.
Di Pioraco si è occupato Alfranco Capponi che ha ricostruito le vicende della manifattura cartaria, muovendo dalle origini risalenti al 1363.
Sulle gualchiere di Santa Anatolia (Esanatoglia) ha svolto una attenta indagine Claudio Mazzalupi.
A sua volta Raoul Paciaroni ha illustrato le vicende delle cartiere di Sanseverino dal Medioevo al Novecento.
Un inedito profilo della cartiera di Porta Cartara in Ascoli Piceno ha disegnato con cura Anna Maria Eustacchi.
Sui fondi degli archivi di Urbania ha effettuato una ricerca Corrado Leonardi per tracciare la storia della cartiera di Fermignano, attiva ed operante nel secolo XV.
Gianni Volpe ha svolto un’indagine a tutto campo sulle manifatture cartarie sviluppatesi lungo la via Flaminia da Fano a Sigillo, assecondando il percorso segnato dalle testimonianze di un’attività manifatturiera che prende corpo anche in Umbria.
A Bruno Marinelli si deve il rilevamento storico dell’arte cartaria medioevale nella valle del Menotre, mentre di carta e cartiere nel Folignate in età moderna si è occupato Gabriele Metalli con uno scavo eseguito sulle fonti documentarie e archivistiche.
Fabio Bettoni ha approfondito della stessa area gli aspetti storici dell’Ottocento preindustriale, ponendo in risalto la localizzazione e l’evoluzione delle manifatture cartarie e i relativi caratteri qualitativi del prodotto finito.
Il saggio di Renato Covino ha completato il panorama storico umbro trasferendo la tematica nell’ambito temporale che va dall’unità al secondo dopo guerra e fornendo una serie di dati che consentono di prendere atto con più precisione della realtà economica nella quale si muove questo settore dell’industria.
La filigrana, nelle applicazioni dei cartai fabrianesi, è stata presentata da Ulisse Mannucci, che ha esposto e seguito l’evoluzione storica di questa tecnica, dai primi segni in chiaro dei fogli fabbricati in età medioevale alle filigrane in scuro, in chiaro-scuro, fino alle riproduzioni dei capolavori dell’arte figurativa, che sono i soggetti dell’attuale produzione di filigrane in chiaro-scuro modellato.
Sergio Anselmi, che ha presieduto il convegno di Fabriano, ha concluso la rassegna dei saggi con una carrellata sulla produzione e consumo di carta nell’Italia centrale (secoli XIV-XIX), riconoscendo l’utilità e la validità degli studi sin qui effettuati, che contribuiscono «a realizzare la base per un censimento (o inchiesta) che nasca dai dati forniti per le descrizioni oltre le quali, però, esiste il problema storiografico della lettura delle stesse».
Da questi studi emergono, forse per la prima volta, quei lineamenti per una storia del prodotto cartaceo nelle Marche e nell’Umbria che mettono a fuoco, senza rivendicare assurdi primati, la consistenza di uno specifico settore dell’attività manifatturiera, lentamente trasformatosi in industria, identificando un’area dell’Italia centrale abbastanza omogenea. In ultima analisi si può confermare, dati alla mano, che le due regioni, per diversi e a volte lunghi periodi, sono state grandi produttrici di carta con caratteristiche proprie e con una peculiarità in più: l’esodo di manodopera specializzata, con il prezioso bagaglio delle capacità e delle esperienze necessarie per il corretto impiego delle tecnologie ( si potrebbe pensare a un “know how” ante litteram) in altre aree dal XIV secolo, un fenomeno che, in sede storiografica, riconduce alla «diaspora» dei cartai fabrianesi.
Gli Atti del convegno internazionale sul tema Produzione e uso delle carte filigranate in Europa (secoli XIII-XX), tenutosi a Fabriano nell’ottobre 1993, formano il V volume della collana affidato per la stampa alle Arti Grafiche «Gentile». Questa opera collettanea, dedicata al settecentesimo anniversario (1293-1993) del più antico documento filigranato conservato a Fabriano nell’Archivio Storico Comunale, ha suscitato nuovi stimoli per continuare a coltivare la filigranologia e predisposto i metodi, illustrate le tecniche, indicati i luoghi, stabilite le norme per proseguire le ricerca e i lavori all’insegna di una consolidata collaborazione e un continuo confronto fra gli studiosi europei. Un’iniziativa di rilevante valore storico-culturale se si considera che apre un convegno tutto dedicato alla filigranologia.
L’esame del «segno» o se si vuole la lettura o l’identificazione della fligrana, l’analisi dell’ordito e della trama per risalire dal foglio alla forma filigranatrice, il metodo del confronto dei documenti contraddistinti dalla stessa marca, la ricerca del luogo di produzione mediante la ricostruzione delle vie commerciali percorse per raggiungere i luoghi di consumo dove ora negli archivi locali si rinvengono carte provenienti dai centri di fabbricazione da identificare risalendo con una certa approssimazione all’anno di fabbricazione, sono gli elementi di valutazione indicati come fondamentali per stabilire ad esempio se due fogli di uguale segno, messi a confronto, possono ritenersi usciti dallo stesso modulo e nelle stesso anno.
Non a caso Peter Tschudin si è dilungato sulla metodologia della ricerca, sottolinenando che le moderne tecniche di identificazione di un foglio di carta filigranato consentono, anche con l’aiuto del computer, un’indagine molto accurata che deve mirare alla più ampia e dettagliata registrazione dei dati.
Della cultura occidentale, attraverso l’arte della filigrana in chiaro, in scuro e in chiaro-scuro ha delineato il quadro Georges Detersannes.
In qualità di coordinatore del convegno, ho illustrato il contributo dei fratelli Zonghi agli studi di filigrane antiche e il valore storico-documentario delle raccolte dei segni fabrianesi dal 1293 al 1599, curate, ordinate e catalogate dai due studiosi.
Da un epistolario inedito degli anni Ottanta del XIX secolo, Nora Lipparoni ha ricostruito il rapporto di collaborazione fra i due Zonghi e il filigranologo Briquet, dalla quale è nata una serie di confronti , di interessanti teorie, di originali scoperte di pratiche applicazioni, quali ad esempio le tecniche grafiche più idonee per la riproduzione a stampa dei segni di filigrana.
Figura e scrittura nelle filigrane è il tema sviluppato da Armando Petrucci. Il relatore ha dimostrato che l’uso dello scritto nelle filigrane può essere analizzato come un sintomo della cultura grafica dei fabbricanti ed ha aggiunto che un censimento ancora in corso delle filigrane europee iscritte dalle origini alla fine del secolo XVI permette di avanzare alcune conclusioni provvisorie relative ai tipi di scritture adoperate e ai modelli grafici in uso.
Curzio Bastianoni, parlando delle filigrane dei paleotipi di Colle Val d’Elsa (1478-1480), ha sostenuto che, avere a disposizione repertori di filigrane legate al luogo di produzione invece di quello di reperimento delle stesse, può aprire nuove strade per una maggiore conoscenza dei flussi del mercato della carta.
Il contributo inglese allo sviluppo delle filigrane in chiaro e in scuro, a partire dal 1494, è stato illustrata da Richard Hills
Della manifattura cartaria spagnola, durante il secolo XVIII, si è occupato Miguel Gutierrez. Dal suo intervento si è appreso che le regioni dotate di maggiori risorse naturali risposero meglio all’espansione della domanda di carte pregiate, in particolare quelle filigranate.
L’arte della carta e la filigrana delle cartiere umbre sono gli argomenti, trattati con dovizia di particolari, da Gabriele Metalli, Fabio Bettoni e Bruno Marinelli dai quali sono emersi elementi inediti sull’attività manifatturiera di alcuni centri dell’area folignate, di Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Sigillo, Terni.
Le filigrane bolognesi del XVIII secolo, esaminate da Pierangelo Bollettini, permettono di segnalare la tipologia del prodotto e il responsabile della produzione, tutto ciò connesso alle esigenze del controllo della produzione e di tutela dei consumatori, compiti attribuiti ad una magistratura comunale specifica: tribuni della plebe e massari delle arti.
La questione della qualità delle carte filigranate nella legislazione veneta del Settecento, con particolare riguardo a quelle esportate nell’impero ottomano, è stata esposta da Ivo Mattozzi.
Il Museo della carta Moulin Richard de Bas di Ambert è stato rappresentato da Jean Delluegue e Patrice Peraudeau che hanno tracciato il profilo storico della filigrana in Francia e in modo particolare nei centri dell’Alvernia (Auvergne).
Renzo Sabbatini si è soffermato sull’attività delle cartiere toscane del Sei-Settecento, riscontrando che in quell’area, per quanto attiene alla dialettica interna regionale, si incontrano e si scontrano entità politiche e scelte di politica economica differenti e si confrontono influenze liguri e fabrianesi.
Alle problematiche toscane, esposte da Sabbatini, hanno fanno seguito quelle liguri presentate da Manlio Calegari. Il settore cartario in età moderna, secondo lo studioso genovese, offre spunti interessanti per affrontare questioni che riguardano un po’ tutte le pratiche manifatturiere nell’Europa di antico regime: permanenza di soluzioni tecniche, invenzioni, diffondersi di innovazioni specialmente nel campo delle carte filigranate.
Infine Ulisse Mannucci si è inoltrato nella disamina delle carte valori (secoli XVIII e XIX) ossia dell’impiego della carta come unità di misura del valore delle merci, in luogo della moneta metallica. Si deve all’inglese William Congreve la soluzione, nel 1819, del complicato problema della sicurezza delle banconote per renderne quasi impossibile la falsificazione. Di qui il sorgere di tecniche messe a punto, cinquant’anni dopo, da esperti inglesi, francesi e dagli italiani Fornari e Miliani di Fabriano.
Nel trarre velocemente le conclusione del convegno va detto che il rilevante contributo storico-scientifico dei relatori ha confermato l’impegno, abbastanza diffuso in Europa, anche a livello universitario e accademico, per questo genere specialistico di studi e di ricerca, del quale si fa portatore il volume degli Atti.
L’arte della carta nel secolo di Federico II, VI volume della collana uscito nel 1997, riflette gli effetti dell’incontro tra le civiltà orientale e occidentale, avvertiti anche nello sviluppo delle scienze e delle tecniche. La cultura araba penetra nelle terre bagnate dal Mediterraneo. Federico II ne assimila i valori fondamentali integrabili con il cristianesimo. In quel contesto socio-politico l’Europa, in modo particolare la Spagna e l’Italia, apprendono l’uso della carta e le tecniche per produrla. Ho affrontato l’argomento considerando l’iniziale diffidenza e repulsione del mondo cristiano verso la carta introdotta dagli infedeli Musulmani e dagli Ebrei per passare ai mutati orientamenti registrabili nel Duecento, quando la situazione mutò e la carta si diffuse in tutta Italia, entra nelle cancellerie e nella curia pontificia e fioriscono produzione e commercio.
Di carta si occupa anche Federico II che ne regola l’uso e specifici riferimenti a quella materia scrittoria si rinvengono nelleConstitutiones regni Siciliane.
E’ l’epoca – indicata da Gasparinetti come periodo arabo-italico – durante la quale si affinano le tecniche e i processi di lavorazione per rendere più affidabile il foglio ricavato dal trattamento degli stracci di canapa e lino. Il salto di qualità, dopo una lunga sperimentazione, avviene negli ultimi decenni del XIII secolo con le innovazioni fabrianesi che divengono le peculiarità della carta europea. Sono questi i segnali che aprono nel «secolo di Federico II» il periodo italico della storia della carta.
Emo Sparisci nel 1999 portò a compimento la biografia di Giuseppe Miliani (1816-1890) un cartaro antico e moderno che diede il titolo al VII volume. L’opera si inserisce bene fra le due biografie di Pietro e Giambattista Miliani, la prima trattata da Gasparinetti, la seconda elaborata separatamente da me e da Bravetti, e aggiunge nuovi particolari alla realtà storica di un azienda, le cartiere «Miliani», della quale ancora manca uno studio esaustivo che analizzi la sua incidenza e il suo ruolo nel processo di sviluppo dell’industria cartaria italiana nel corso degli ultimi due secoli.
Con L’uomo il foglio il segno, stampato nel 2001, si è voluto riunire nell’VIII volume della collana 18 miei saggi pubblicati tra il 1982 e il 2000 in opere collettanee e in alcune riviste. Un’iniziativa che Pier Luigi Falaschi nella sua prefazione ha definito il concreto proseguimento «di un impegno editoriale che ha reso Fabriano capofila, non solo nelle Marche, della provincia colta». Da parte mia ho cercato di dare un ordine logico al materiale selezionato, utilizzando quegli studi che, inseriti in un contesto organico, potessero approfondire la storia della carta in area fabrianese, consentissero di affrontare le questioni che sollevano le origini e lo sviluppo delle manifatture cartarie in Italia, in particolare a Fabriano, e mantenessero vivo l’interesse per la storia della carta e per la Città che di quella storia affascinante è una protagonista di primo piano, famosa nel mondo.
Il IX volume (bilingue: italiano-inglese) del 2006 riporta la mia monografia dedicata alla tematica storica di Andrea Gasparinetti. I testi in inglese sono stati curati da Paola Farenzi. Il libro contiene la ristampa della prima opera dell’illustre storico: Carte,cartiere e cartai fabrianesi ed elenca gli altri suoi scritti, compresi gli inediti. L’intento dell’opera è quello di esporre i contenuti tematici elaborati da Gasparinetti, letti in chiave critica.
Il X volume L’industria della carta nelle Marche e nell’Umbria. Imprenditori lavoro produzione mercati. Secoli XVIII-X si riallaccia, proseguendone il percorso tematico, al quarto volume uscito nel 1993 con il titolo Carta e cartiere nelle Marche e nell’Umbria dalle manifatture medioevali all’industrializzazione, argomento approfondito nel convegno, presieduto da Sergio Anselmi, tenutosi a Fabriano 22 luglio 1991. Il X volume è stato dedicato alla memoria del prof.Anselmi , del quale Ada Antonietti traccia una lucida biografia. L’opera contiene un mio contributo sulle cartiere e sui cartai imprenditori nella storia di Fabriano tra Sette e Novecento. Francesco Chiapparino si inoltra nello studio dei rapporti della Cartiere Miliani con il capitale bancario, a seguito della sfamiliarizzazione dell’azienda guidata da Giambattista Miliani. Le Cartiere Miliani del secondo dopoguerra sono esaminate da Ulisse Mannucci che fu anche direttore di produzione di quegli stabilimenti. Della carta piorachese e dei suoi produttori fra XVIII e XIX illustra il declino e la svolta Emanuale Di Stefano. A sua volta Raoul Paciaroni si sofferma sull’ultimo secolo di attività delle cartiere di Sanseverino. Gilberto Piccinini apre un’indagine sull’industria della carta e della stampa nella provincia di Pesaro e Urbino tra 800 e 900. Il mercato degli stracci nella provincia pontifica è oggetto di analisi storica da parte di Adriano Ciuffetti. L’attività cartaria nella valle di Capodacqua (Foligno) è il tema svolto da Bruno Marinelli. Delle edizioni dell’Accademia dei Rinvigoriti in relazione alla carta fabbricata nel Folignate si è interessato Roberto Tavanzi. Gabriele Metelli ha approfondito la conoscenza della famiglia Raccogli di Belfiore, una stirpe di cartai e costruttori di macchine idrauliche per cartiere. La figura di Ferdinando Innamorati, cartaio, molinaro e socialista emerge con tutto il suo protagonismo di uomo e politico impegnato dal saggio biografico di Fabio Bettoni. Il volume si chiude con la pubblicazione della monografia inedita di Andrea Gasparinetti nella quale si parla di Pio VI, Ghoete, Hackert e Pietromiliani, “quattro grandi” in un particolare momento della storia della carta in Italia.
Tutto dedicato alle “cartare” di Fabriano e Pioraco è dedicato l’ XI volume della collana, un libro originale che approfondisce le problematiche della società fabrianese , delle donne e del lavoro nei tempi della città della carta. E’ un’opera che indaga sul protagonismo femminile rapportato al comportamento dell’uomo e al contesto geoculturale e socioeconomico, ricostruendone in grandi linee il percorso storico dal Medioevo all’età contemporanea, con particolare riguardo ai secoli XIX e XX. Per approfondire la conoscenza del territorio e delle sue risorse Giacomina Fortunati analizza le caratteristiche biofisiche del torrente Giano e del suo bacino idrogeografico. E’ uno studio scientifico che esamina il processo di trasformazione dell’ambiente naturale dovuto all’opera dell’uomo e allo sviluppo degli insediamenti industriali, a cominciare dalle antiche gualchiere sorte, a sud-ovest del centro urbano di Fabriano, nella valle della carta attraversata dallo storico corso d’acqua.
Nel mio saggio emergono la figura della donna, il suo comportamento, il lungo sofferto cammino dell’emancipazione femminile per conquistare la parità dei doveri e dei diritti fra i due sessi. Segue lo studio di Sara Rosi che traccia uno spaccato storico delle donne nelle cartiere fabrianesi tra Otto e Novecento. Stefano Gatti ricostruisce la figura di Elia Contenti, una sovversiva repubblicana, capo lega dipendente della Cartiera di Giambattista Miliani, carismatico imprenditore marchigiano.
.La condizione operaia in cartiera durante il Ventennio fascista è illustrata da Terenzio Baldoni che studia le fasi storiche dei tormentati anni 1922-1925 e il periodo 1925-1939 caratterizzato dai cambiamenti delle relazioni sindacali regolate dal corporativismo voluto dal PNF.
Le vicende delle “cartare” di Fabriano nel periodo che va dal secondo dopoguerra alla fine del Novecento sono studiate con rigore da Luciana Corvi, Claudia M. Cozza e Sebastiana Fiaoni.
Per avere una conoscenza diretta e autentica della figura femminile impegnata nel settore manifatturiero cartario si è attinto alle fonti storiche orali che Renata Armezzani ha utilizzato e studiato nel 1996 nella sua tesi di laurea: Le cartare. Lavoratrici delle Cartiere Miliani di Fabriano.
Infine Pioraco, paese della carta dal XIV secolo, rivive il suo passato nelle memorie di Alfranco Capponi che sommariamente traccia la storia della locale cartiera e illustra le condizione delle maestranze durante il Ventennio fascista e nell’immediato secondo dopoguerra.
Gli Atti del convegno di Camerino del 4 ottobre 2013, promosso ed organizzato in sinergia dalla Scuola di Giurisprudenza UNICAM e da ISTOCARTA sulle origini della carta occidentale (secoli XIII-XV) tecniche, produzioni, mercanti sono stati riuniti nel XII volume e curati da Giancarlo Castagnari, Emanuela Di Stefano e Livia Faggioni. Si susseguono nel libro le relazioni di Giancarlo Castagnari, Emanuela Di Stefano, Fabio Bettoni, Domenico Ventura, Renzo Sabbatini, Ivo Mattozzi, Marco Pasa, Jukic Fredijana, Josè Carlos Balmaceda, Graziella Rosselli, Claudio Pettinari, Noemi Proietti. Dagli interventi dei relatori sono scaturiti esiti di straordinaria importanza nell’ambito della ricerca delle fonti storiche e della cultura, offrendo un’occasione di approfondimento e confronto tra studiosi sui primordi della carta occidentale.
Conclusione
In sede storiografica si è concordi nel confermare che da Fabriano provengono «uomini, tecniche e saperi in grado di dar vita, in breve tempo, ad una diaspora di poli minori» e nel ritenere che questa città marchigiana è centro diffusore di storia della carta. In forma concisa Paolo Cevini a pagina 6 della sua monografia Edifici da carta genovesi secoli XVI-XIX, sostiene che «Fabriano ha alimentato uno dei filoni più ricchi della storiografia tradizionale della carta, nell’ambito di quella produzione erudita che, a partire dallo studio della filigrana, privilegia i temi delle origini e dello sviluppo tecnico, rispondendo ad una concezione positivistica della storia”. A Fabriano quel «filone» storiografico continua ad essere alimentato con nuove energie scaturite in questi ultimi decenni dalla ripresa degli studi storici e dalle iniziative editoriali promossi e sostenuti dalla Pia Università dei Cartai, dalle Cartiere “Miliani” S.p.A., e dal 2011 da ISTOCARTA. Sono due i recenti eventi che garantiscono questa continuità. Il primo riguarda ISTOCARTA che, grazie alla generosità di un suo Socio sostenitore, ha acquisito la collezione delle “antiche carte fabrianesi” raccolte da Augusto Zonghi e illustrate dal fratello Aurelio Zonghi. Questo patrimonio di inestimabile valore, testimonianza materiale avente valore di civiltà, è ora depositato nella sede della Fondazione “G:Fedrigoni”dove è collocato l’Archivio storico delle cartiere Miliani. La raccolta, giudicata “unica al mondo” all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, consiste in 10 faldoni contenenti 198 cartelle nelle quali sono riuniti gli esemplari delle antiche carte datate dal XIII al XVIII secolo. A corredo il dettagliato registro inventario manoscritto e il prezioso album dove sono delineate 1887 figure delle antiche filigrane fabrianesi dal 1293 al 1599, ricavate dai 3372 esemplari di carte antiche esaminate. Ora è intenzione di ISTOCARTA di valorizzare la raccolta, preziosa fonte per la ricerca storica, avviando la riproduzione digitale del corpus per garantirne l’ingresso nella rete europea delle collezioni esistenti.
Il secondo evento importante è la pubblicazione del volume bilingue uscito con il titolo La Forma. Formisti e cartai nella storia della carta occidentale. Questo terzo tomo della serie “l’era del segno” in edizione di lusso, che ho avuto la soddisfazione di ideare e curare, è dedicato all’arnese che da sempre è stato utilizzato dai cartai per fabbricare la carta a mano e unisce gli studi e i saggi monografici di Josè Carlos Balmaceda, Peter Bower, Claudia Caldari, Giancarlo Castagnari, Livia Faggioni (che ha curato il ricco album con le foto di 316 forme scelte fra le 2.300 delle antiche cartiere Miliani conservate in appositi locali) Flavia Ferrante, Gabriele Metelli, Ezio Ornato, Renzo Sabbatini, Peter F.Tschdin. Il volume è stato presentato dal prof. Ornato con una lectio magistralis il 27 maggio 2016 in occasione del 1° Convegno nazionale sull’Archeologia Industriale Cartaria, promosso e fortemente voluto da ISTOCARTA in collaborazione con l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI), l’Università Politecnica delle Marche e il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, del Comune di Fabriano e dell’IPH..
Anche questa impresa editoriale, unita alle precedenti, arricchisce il contributo culturale di Fabriano alla storiografia cartaria e conferma – come sostiene Alessandro Fedrigoni – che l’affascinante binomio cultura-impresa non è un formale enunciato di occasionale mecenatismo aziendale, ma concreta dedizione ad attività internazionali culturali e di ricerca che richiedono tempo, idee, competenza e soprattutto passione.
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Zonghi’s watermarks, or Collection of works documents the history of paper, Monumenta Chartae Papyraceae Historiam Illustrantia, vol. III, Hilversum (Holland) 1953.
Collana di storia della carta. Curata e diretta da Giancarlo Castagnari. E’ stata fondata nel 1986 dalla Pia Università dei Cartai di Fabriano. Con il sostegno delle Cartiere «Miliani» Fabriano S.p.A. sono
usciti dieci volumi. Con la pubblicazione dei volumi XI e XII la collana è edita dalla Fondazione “G.Fedrigoni”, Istituto Europeo di Storia della Carta e delle Scienze cartarie ISTOCARTA. Per avere il quadro della produzione editoriale si riporta lo spoglio dei saggi contenuti nei singoli volumi.
Vol. I – R.Sassi, La Pia Università dei Cartai di Fabriano e la sua chiesa di S.Maria Maddalena, riproduzione anastatica della prima edizione (Milano 1951), Roma 1986.
Vol. II – AA.VV. Contributi italiani alla diffusione della carta in Occidente tra XIV e XV secolo, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1990. M.Calegari,La diffusione della carta di stracci, in area fabrianese. Aspetti sociali e tecnici. G.Castagnari, Le principali fonti documentarie fabrianesi per la storia della carta dal XIV al XV secolo. N.Lipparoni, Il ruolo dei mercanti fabrianesi nella commercializzazione della carta e nella organizzazione della attività produttiva tra XIV e XV secolo. M.Oldoni, Il mare di carta: la tradizione di Amalfi. G.Derenzini, Le carte occidentali nei manoscritti greci datati del XIII e XV secolo. R.Grégoire,Incunaboli e stampati di alcune biblioteche fabrianesi alla fine del XVI secolo.
Vol.III – Miscellanea di storia della carta. Origini tecniche imprenditori fede religiosa, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1991. U.Mannucci,Lineamenti di storia della tecnica cartaria da Ts’Ai Lun a Pietro Miliani. G.Castagnari, Le origini dell’arte della carta a Fabriano. Id., Giambattista Miliani industriale della carta, in appendice La libreria di G.Miliani. R.Grégoire, Documenti inediti per la storia della chiesa di S.Maria Maddalena.
Vol.IV – Carta e cartiere nelle Marche e nell’Umbria dalle manifatture medioevali all’industrializzazione. Edizione speciale del quaderno monografico n.13 di «Proposte e ricerche», rivista semestrale di economia e società nella storia dell’Italia centrale, edita dalle Università degli Studi di Ancona, Arezzo (Siena), Camerino, Macerata, Perugia, San Marino, Urbino, Ancona 1993. G.Castagnari, Carta e cartiere Il caso umbro-marchigiano. N.Lipparoni, Produzione e commercio della carta nel XV secolo. I libri dei Chamboreri fabrianesi. G.Castagnari, Fonti documentarie fabrianesi per la storia della carta del XVI e XVII secolo. A.Palombarini, Il commercio della carta di Fabriano in Ancona: un contratto del XVI secolo. A.Capponi, Storia delle cartiere di Pioraco dai Varano ai Miliani. C.Mazzalupi, Le cartiere del comune di Santa Anatolia dal XV al XIX secolo. R.Paciaroni, La fabbricazione della carta a Sanseverino Marche dal Medioevo al Novecento. A.M.Eustacchi Nardi, La cartiera di Porta Cartara in Ascoli Piceno: dal Medioevo all’età contemporanea. C.Leonardi, La cartiera dei Fermignano. G.Volpe, Le cartiere della via Flaminia da Fano a Sigillo. B.Marinelli, La valle del Menostre e l’attività cartaria nel Medioevo. G.Metelli, Carta e cartiere folignati tra Cinquecento e Settecento. F.Bettoni, Le cartiere folignati nell’Ottocento preindustriale. R.Covino, Carta e cartai in Umbria dall’unità al secondo dopoguerra. U.Mannucci, La filigrana nelle applicazioni dei cartai fabrianesi. S.Anselmi, Produzione e consumo di carta nell’Italia centrale, secoli XIV- XIX.
Vol. V – AA.VV., Produzione e uso delle carte filigranate in Europa (secoli XIII- XX), Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 1997. P.F. Tschudin, L’evoluzione delle filigrane europee. Un approccio metodologico. G.Detersannes, Approche de la culture occidentale à travers l’art du filigrane du XIIIe siècle à nos jours.G.Castagnari, Il contributo dei fratelli Zonghi agli studi della filigranologia. N.Lipparoni, Il rapporto di collaborazione Zongi-Briquet da un epistolario inedito,in appendice le lettere trascritte. A.Petrucci, Figura e scrittura nelle filigrane. C.Bastanioni, Le filigrane dei paleotipi di Colle Val d’Elsa. R.L.Hills, Light and dark watermarks. Some English controbution to their development. M.Gutiérrez, La manufactura papelere española en el siglo XVIII: un modelo de especializacion. G.Metelli, La filigrana a Foligno in età moderna. F.Bettoni-B.Marinelli,Filigrane di cartiere umbre nell’Ottocento. M.Oldoni, Abitare la carta. Filigrane e famiglie di Amalfi. P.Bellettini, Il gonfalone, l’àncora, la stella. Filigrane bolognesi nella prima metà del XVIII secolo. I.Mattozzi, Le filigrane e la questione della qualità della carta nelle Repubblica Veneta della fine del ‘700. Con un catalogo di marchi di filigrane: J.Delluégue-P.Peradeau, Le papier d’Auvergne «un coeur est cache Dedans». R.Sabbatini, Le cartiere dell’area toscana nel Sei-Settecento. M.Calegari, Rapporti sociali e cultura manifatturiera in età moderna: il pratico e i suoi segni. U.Mannucci, La filigrana nelle carte valori. Secoli XVIII e XX.
Vol. VI – G.Castagnari, L’arte della carta nel secolo di Federico II, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 1998.
Vol. VII – E.Sparisci, Giuseppe Miliani un cartaro antico e moderno, prefazione di G.Castagnari, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 1999.
Vol. VIII – G.Castagnari, L’uomo il foglio il segno, prefazione di Pier Luigi Falaschi, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2001.
Vol. IX – G.Castagnari, Carta cartiere cartai. La tematica storica di Andrea Gasparinetti, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2006. Testi in italiano-inglese. Traduzione in lingua inglese di Paola Farenzi.
Vol. X – AA.VV. L’industria della carta nelle Marche e nell’Umbria. Imprenditori lavoro produzione marcati. Secoli XVIII-XX, ( dedicato a Sergio Anselmi),Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2010. A.Antonietti, Sergio Anselmi. G.Castagnari, Cartiere e cartai imprenditori nella storia di fabriano (secoli XVIII-XX). F. Chiapparino, Le cartiere Miliani e i loro rapporti con il capiate bancario del Novecento. U. Mannucci, Le Cartiere Miliani dal secondo dopoguerra all’inizio del terzo millennio. E. Di Stefano, Da Camerino a Fabriano.Imprenditori produzione e mercato della carta piorachese fra XVIII e XIX secolo: declino e la svolta.R:Paciaroni, L’ultimo secolo di attività delle cartiere di Sanseverino. G.Piccinini, Industria della carta e stampa nella provincia di Pesaro e Urbino tra ‘800 e ‘900. A.Ciuffetti, “Raccoltori”, incettatori e contrabbandieri. Il mercato degli stracci da carta nella provincia pontificia Sette e Ottocento .B.Marinelli, L’attività cartaria nella valle di Capodacqua (Foligno). R.Tavazzi, La carta di Foligno e l’attività editoriale del’Accademia dei Rinvigoriti. G:Metelli, La stirpe dei Raccogli, cartai e costruttori di macchine idrauliche per cartiere. F.Bettoni, Ferdinando Innamorati, cartaio, molinaro e socialista (Belfiore di Foligno 1877-1944). A.F.Gasparinetti, Quattro grandi in un particolare momento della storia della carta in Italia.
Vol. XI – AA.VV., Le cartare di Fabriano. Società Donne Lavoro nei tempi della città della carta, (dedicato alle “Cartare” di Fabriano e di Pioraco), Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2013. M.Fortunati, Il torrente Giano e la valle della carta dal Medioevo all’industrializzazione. G.Castagnari, Società, lavoro, donne nei tempi delle città della carta. S.Rossi, Le donne nelle cartiere di Fabriano tra Otto e Novecento. S.Gatti, Elia Contenti, una sovversiva nella cartiera di Giambattista Miliani. T.Baldoni, La condizione operaia in cartiera durante il Ventennio fascista. L.Corvi-C.M.Cozza-S,Fiaoni, Le “Cartare”dal periodo post bellico alla fine del Novecento. R.Armezzani, Donne in cartiera. Fonti orali. A.Capponi, Da Pioraco il paese della carta. Memorie.
Vol. XII – G.Castagnari-E.Di Stefano-L.Faggioni (a cura), Alle origini della carta occidentale:tecniche, produzioni, mercati (secoli XIII-XV). Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2014. G.Castagnari, Le origini della carta occidentale nelle valli appenniniche delle Marche centrali da una indagine archivistica.F.Bettoni,L’Umbria cartaria. Una realtà periferica..D.Ventura, Sul ruolo della Sicilia e di Amalfi nella produzione e nel commercio della carta:alcune considerazioni in merito. R.Sabbatini, L’apparizione della carta in Toscana: la circolazione e le prime cartiere. I.Mattozzi-M.Pasa, Diffusione della produzione e del commercio della carta nelle aree emiliana e veneta (secoli XIII-XV). J.Fredijana, Le origini della manifattura della carta in Abruzzo. Le cartiere di Sulmona e L’Aquila (secoli XIV-XV). J.C.Balmaceda, La expansiòn del papel marquesano en Espagña durante los siglos XIII-XIV. Estudio comparativo de los corpus filigranològicos. G.Rosselli-C.Pettinari-N.Proietti, Tecniche diagnostiche per l’indagine di manufatti cartacei n ell’area camerte-fabrianese (secoli XIII-XV).
Serie “L’era del segno”
Tomo I – G.Castagnari (a cura di). L’opera dei fratelli Zonghi. L’era del segno nella storia della carta, Cartiere Miliani Fabriano, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2003
Tomo II – AA.VV., L’impiego delle tecniche e delle opere dei Cartai fabrianesi in Italia e in Europa, Atti delle giornate europee di studio (libro bilingue, traduzione dei testi Paolo Farenzi) Cartiere Miliani Fabriano, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2007. G.Castagnari, La diaspora dei cartai fabrianesi, un’indagine storica aperta. E.Di Stefano, La carta di Fabriano e di Pioraco sui mercati europei. M.Calegari, Fare la carta alla maniera di Fabriano: la circolazione dei “pratici”e la diffusione delle pratiche manifatturiere in Europa sul fini del Medioevo. J.C.Balmaceda, Produttori, tecniche e metodi italiani nella produzione cartari in Spagna. I. Mattozzi, Prodotti tecniche uomini di Fabriano negli stati dell’area veneta. S.Rodgers Albro, Alla ricerca della carta di Fabriano nella Biblioteca del Congresso. R.Sabbatini, La carta in Toscana, Fra tecnologia fabrianese e modello ligure. G:Metelli, I carta di Fabrianom Pioraco ed Esanatoglia attivi a Foligno agli inizi dell’età moderna. M.Oldoni, Fabrianesi al Sud ?
M.Kluge, Come la carta arrivò in Svizzera. Alla ricerca del ruolo e dell’influenza di Fabriano nello sviluppo della fabbricazione della carta in Svizzera.G.Schwelzer, Da Fabriano fino al cuore dell’Europa, il trasferimento dell’arte italiana della fabbricazione della carta in Germania e in Austria. J.Dabrowski, La tecnica tipicamente europea di fare la carta a mano sviluppatasi a Fabriano: un’interpretazione attraverso lo specchio della tecnologia cartaria. R.L.Hills,L’importanza della prima carta italiana e la fabbricazione della carta in Gran Bretagna. G.Detersannes, La filigrana testimone e menestrello della nostra storia.
Tomo – III – AA.VV., La forma. Formisti e cartai nella storia della carta occidentale, libro bilingue (traduzione dei testi Marina Stronati-Easy Speaking S.R.L.s), ISTOCARTA, Arti Grafiche «Gentile», Fabriano 2015. E.Ornato, Un oggetto misterioso: la forma. P.Bower, La produzione della carta velina in Inghilterra (1756-1812) e il suo sviluppo. P.F.Tschudin, La forma: funzione, storia, importanza per la storiografia. J.C. Balmaceda, La produzione delle forme e delle tele metalliche in Spagna: annunci ed esposizioni come fonte d’informazione. R.Sabbatini, Tra Fabriano,Genova, Marsiglia e Amsterdam: qualche considerazione sulle forme nella manifattura toscana. G.Metelli, Le forme e le filigrane a Foligno in età moderna. G.Castagnari, La galassia “forma” nell’universo carta. Forme e formisti dall’era del segno ai tempi delle cartiere Miliani. C.Caldari, La forma per carta a mano: bene storico artistico o scientifico-tecnologico ?. F.Ferrante, L’applicazione della scheda PST (Patrimonio Scientifico e Tecnologico) per la catalogazione delle forma per la carta amano.L.Faggioni, La forma. Dalla gestualità alla tecnica. Album fotografico con didascalie a cura di Livia Faggioni.