L’Assessore alla cultura Maura Nataloni, indicando i progetti da perseguire per la rigenerazione della città, in un suo articolo («L’Azione » del 2 dicembre 2022) assegna “un posto privilegiato al Museo della Carta e della Filigrana”. L’Assessore prevede “un nuovo progetto museografico e di allestimento anche in chiave digitale.” La nuova offerta culturale è l’occasione per collegare in modo stabile il Museo della Carta e della Filigrana al prestigioso patrimonio archeologico-industriale cartario e all’ Archivio storico delle “Cartiere Miliani”, creando un rapporto pubblico-privato: Comune di Fabriano, Cartiere Fedrigoni (già Miliani), Fondazione Fedrigoni Fabriano: Storia, Scienza e Arte della carta (FFF).
Nel 1984 il Comune di Fabriano e le Cartiere Miliani, su progetto-programma elaborato da apposito comitato scientifico, fondarono e allestirono il “Museo della Carta e della Filigrana” con sede nel complesso monumentale (ex convento) di San Domenico. La mostra museale, articolata in settori e sezioni, fu allestita dopo una rigorosa ricerca delle fonti documentarie conservate nell’Archivio Storico Comunale annesso alla civica biblioteca, nell’Archivio notarile mandamentale di Fabriano e nell’Archivio storico delle Cartiere Miliani tenendo conto delle idee e dei suggerimenti avanzati nell’ultimo trentennio del XIX secolo dai fratelli Aurelio (1830-1902) e Augusto Zonghi (1840-1916) e negli anni trenta del secolo scorso dallo storiografo Andrea Federico Gasparinetti (1893-1964). Il coordinamento generale dell’encomiabile iniziativa e la selezione del materiale da esporre nelle mostre furono curati da Alberto Grimaccia (1941-2015), responsabile dell’Ufficio promozione e pubblicità delle Cartiere Miliani. A Ulisse Mannucci (1922-2013), già direttore di produzione delle Cartiere Miliani e poi nel 1986 stimato conservatore dell’Archivio Storico della stessa Azienda, venne affidato il coordinamento del Comitato Storico Tecnico Scientifico (CSTS) del nascente Museo, un’istituzione comunale che vuole soprattutto permettere a tutti i visitatori di approfondire la conoscenza di un’attività produttiva esercitata per secoli con successo nello stesso luogo: Fabriano, la città famosa in tutto il mondo (olim cartam undique fudit) alla quale si riconosce il titolo di “antica capitale europea della carta”. Mannucci è anche autore della monografia “La gualchiera medioevale fabrianese” edita nel 1992 dal Comune di Fabriano-Museo della Carta. Al suo ingegno di tecnico si deve l’allestimento nella sede del Museo di una gualchiera medioevale nella quale è tuttora possibile seguire l’intero ciclo lavorativo e conoscere le tecniche usate dai famosi maestri cartai che hanno influito al perfezionamento e alla diffusione della carta nel mondo. Particolare degno di nota — illustrato da Terenzio Baldoni nel suo interessante studio “Artigiani e artisti del legno a Fabriano dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri” — la maestria del falegname Ennio Corvo (1931-2019) che ha realizzato per il Museo, su progetti di Ulisse Mannucci, la “pila idraulica a magli multipli” e la “collatrice a foglio”, sponsorizzata da INA-Assitalia, tuttora funzionanti.
Il restaurato convento dei Domenicani, ora sede del Museo della carta, adiacente alla chiesa di Santa Lucia novella sorta nel 1365, ora meglio nota come chiesa di San Domenico, subì, nel corso dei secoli, notevoli modifiche e ampliamenti. I lavori di rinnovamento dell’intero complesso risalgono al 1740. Nel 1861 il convento divenne proprietà del Comune che nel 1866 lo adibì, fino alla fine della seconda guerra mondiale, a caserma dedicandola ai valorosi fratelli Amedeo e Paolo Spacca di Cancelli, caduti ad Adua il 1° marzo 1898. Nell’immediato secondo dopoguerra il convento fu adibito ad alloggio dei poveri senza tetto. L’opera di recupero iniziò negli anni sessanta del Novecento grazie all’intervento della Soprintendenza ai Beni architettonici di Ancona. Infine negli anni ottanta del secolo scorso il Comune di Fabriano prese la decisione, suggerita dalle Cartiere Miliani, di destinare il restaurato convento a sede del Museo della Carta e della Filigrana.
Nel 1985 per iniziativa del Comune di Fabriano (Assessorati alla Cultura e al Turismo) e delle Cartiere Miliani (Ufficio Promozione e Pubblicità) venne stampata l’opera monografica “L’arte della carta a Fabriano”, coordinata da Alberto Grimaccia, progetto grafico di Patrizia Rossi, consulenza storica tecnica e testi di Nora Lipparoni, Ulisse Mannucci e di chi scrive queste note, illustrazioni con foto di Francesco Angelini, Sergio Tobaldi, Olimpio Uncini, Studio Ciai e Redfotocentro. La seconda edizione della preziosa opera uscì nel 1991 seguita nel 1996 da una terza edizione riveduta, ampliata e diffusa anche all’estero.
L’8 ottobre 1986, alle funzioni di direttore della Biblioteca Comunale con annesso Archivio Storico che svolgevo dal 1960, la Giunta Comunale di Fabriano, presieduta da Antonio Merloni, decise di affidarmi l’incarico di “Responsabile” del Museo della Carta e della Filigrana con il preciso compito di “coordinare le attività e il personale assegnato in quella istituzione” e per “sovraintendere al lavoro svolto dagli assistenti turistici, dai cartai “lavorenti” e ponitori, programmando il tutto per ogni migliore efficienza nell’interesse della collettività”. Il 17 dicembre 1987 venni nominato “componente” del Comitato Storico Tecnico Scientifico (CSTS).
Il comitato, presieduto da Ulisse Mannucci, fattosi portatore di un dettagliato progetto-programma e della relativa planimetria della sede museale, nel 1985 diede modo al Comune di Fabriano di rendere operante nel piano terra del Museo la gualchiera medioevale. Qui operarono i maestri cartai Ezio Pacini (1922-1988), ex “caporeparto” delle “Miliani” e Vincenzo Bucciarelli (1921-2017) con Luigi Mecella, Roberto Rapanotti, Bruno Stroppa. In separati e attigui locali furono collocati il “cilindro olandese” e la” collatrice a foglio”. Il piano terra inoltre dispose del “front office”, dell’ampia sala convegni adeguatamente attrezzata. Sabrina Coppari, Donatella Chiucchi e Roberto Pecci furono le guide a disposizione dei visitatori, note per la loro competenza e gentilezza. Il giovane Terenzio Baldoni — ora stimato professore (in pensione) del Liceo Classico “Francesco Stelluti” e noto presidente di “Labstoria”– dall’apertura del Museo 5 marzo 1985 fino al 1992, come associato alla COOP.SE.TUR, curò il servizio turistico, gestì il punto vendita dei prodotti cartacei fabbricati nel Museo e svolse le funzioni di segretario del Comitato Storico Tecnico Scientifico (CSTS).
Il Museo nel 1994 celebrò il decennale della sua fondazione registrando una media annua di 30.000 visitatori. L’insigne storico dell’arte Pietro Zampetti (1913-2011) ebbe modo di notare che il Museo della carta risultava essere la seconda struttura museale marchigiana per numero di visite dopo la Galleria Nazionale di Urbino.
Secondo il progetto-programma il Museo risulta articolato in due grandi settori dislocati in 2.500 metri quadrati. Nel primo piano la monumentale galleria centrale è disponibile per mostre ed esposizioni e nelle sale dedicate ai fratelli Aurelio (1830-1902) e Augusto (1840-1916) Zonghi e al filologo svizzero Charles Moïse Briquet (1839-1918) sono allestite le mostre delle filigrane, le officine del “modularo” o “formista” e il laboratorio dei filigranisti. In adeguati locali sono esposte le forme per la fabbricazione della carta a mano. Adeguatamente arredati gli uffici di direzione e di segreteria, la sala riunioni, l’aula magna-centro studi e biblioteca, la sala proiezioni, il gabinetto scientifico, l’abitazione del custode. Da ricordare che per molti anni Severino Palanca ha svolto il ruolo di custode del Museo in modo ineccepibile.
Nel Museo è conservata e parzialmente in mostra anche la preziosa raccolta, di proprietà del Comune, dei 300 fogli filigranati curata da Aurelio Zonghi, archivista e “filigranologo” di fama internazionale, collaboratore e amico del Briquet. Inviata nel 1881 all’Esposizione Industriale di Milano, la raccolta fu poi conservata per molti anni nell’Archivio Storico Comunale annesso alla Biblioteca Multimediale “R.Sassi”. Recentemente, previo accordo per il prestito temporaneo con il Comune di Fabriano, la Fondazione Fedrigoni Fabriano ha il merito di aver digitalizzato e inserito la preziosa raccolta nel Corpus Chartarum Fabriano.
Più volte e in diverse occasioni si è potuto dimostrare che a Fabriano è sorto un Museo vivo e polifunzionale in crescente sviluppo, un’istituzione pubblica in grado tuttora di fornire informazioni che possono soddisfare le legittime curiosità del visitatore e di assecondare la scoperta di un’arte e di un settore produttivo determinanti per il progresso dell’Uomo. Un Museo che contribuisce alla ricerca delle fonti storiche e degli studi internazionali in un campo così importante come quello della carta e introduce incentivi al turismo basato sulle risorse emergenti dal territorio dell’alta valle dell’Esino. Una struttura museale in perenne fase di perfezionamento che, per ricchezza dei materiali storici e tecnici esposti, attività culturali, mostre d’arte cartaria e convegni può imporsi all’attenzione europea e consentire a Fabriano di essere la Città della carta non solo per la fama del suo splendido passato, ma anche per i meriti presenti e futuri. Questa immagine del Museo è stata illustrata il 14 aprile 1991, quando partecipai, su invito, alla “Ventitreesima Settimana di Studi” promossa dall’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” di Prato. Con il titolo “Immagine e significato del Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano” il testo dell’intervento è inserito nel 23° volume degli Atti delle “Settimane di Studi” dedicato alla “Produzione e commercio della carta e del libro, secoli XIII-XVIII”, curato da Simonetta Cavaciocchi, edito da Le Monnier nel 1992. In particolare feci notare che l’idea di Museo “era partita da valutazioni che essenzialmente ripropongono un concetto dominante: nella storia della carta Fabriano è un punto di riferimento che indica una peculiarità della civiltà europea, è un’antica tradizione manifatturiera e mercantile che sente l’esigenza di superare e di recuperare la sua più autentica matrice da secoli strettamente connessa all’arte cartaria. Un supporto ideale solido ed adeguato per dare il via ad una istituzione museale moderna, insolita, viva, di dimensione internazionale […] Un luogo della memoria dove si conservano i cimeli e i reperti della cultura materiale locale, ma dove si vuole riunire le testimonianze del pianeta carta , materie prime, tipologie, qualità, formato, tecniche, utensili, macchine, commercio, uso, consumo, tradizione, imprenditorialità attraverso i secoli, per approfondire la ricerca e la conoscenza di questo settore di attività mediante un Centro Studi che, una volta dotato di una biblioteca specializzata, di audiovisivi e di computer per la digitalizzazione delle immagini, può ottenere la collaborazione di storici, di tecnici ed esperti qualificati”. In questo contesto si vuole stimolare anche lo studio della filigranologia intesa come disciplina ausiliaria della storia”.
«Museo Scienza», rivista semestrale del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, nel giugno 1995 (num.8, anno V), pubblicò un mio articolo, corredato di illustrazioni a colori e di bibliografia, con il titolo Fabriano: il Museo della carta e della Filigrana, con questo commento: “Oggi è possibile seguire, a Fabriano, l’intero processo di fabbricazione della carta secondo il metodo dei Maestri Cartai fabrianesi, da qui diffuso, nel XIV secolo, in tutte le altre parti d’Italia”.
Quando nel 1992, per raggiunta anzianità di servizio come direttore della Biblioteca Comunale, vivevo da pensionato, la Giunta Comunale del Sindaco Merloni, con deliberazione n.345 del 15 marzo 1994 mi conferì la nomina di “direttore onorario” del Museo della Carta e della Filigrana attribuendomi “le funzioni attinenti all’incarico”. Per conoscenza copia della lettera di nomina fu inviata anche ai membri del Comitato Storico Tecnico Scientifico, presieduto da Ulisse Mannucci, ai dirigenti dei vari Uffici comunali e al personale in attività di servizio presso il Museo. L’8 luglio 1998, con lettera raccomandata della Giunta Comunale, firmata dal Sindaco Francesco Santini, mi fu revocatala nomina di direttore onorario invitandomi a “lasciare la struttura museale entro il 14 luglio 98”. Furono anche sollevati dall’incarico i membri del Comitato Storico Tecnico Scientifico perché, secondo la stessa Giunta Comunale, inattivo dal 1991. La scarsa attività del Comitato fu smentita dal vice presidente Ulisse Mannucci con una lettera inviata a «Il Progresso», pubblicata il 27 agosto 1998, per precisare che dal 10 giugno 1987 al 22 dicembre 1994 il Comitato, composto da membri di alta professionalità e competenza specifica, aveva tenuto 31 sedute delle quali esistono i verbali dai quali risultano lo stato di avanzamento del “progetto programma” per lo sviluppo di un’articolata struttura museale degna del prestigio internazionale che Fabriano gode da secoli. Della sconcertante vicenda del 1998 si occuparono «Il Resto del Carlino» del 26, 30 e 31 luglio, il «Corriere Adriatico» del 30 luglio e 31 agosto, «L’Azione» de 29 agosto.
Per un ottimale funzionamento dell’importante Museo la Giunta Comunale Merloni aveva costituito con delibera del 17 dicembre 1986 un “apposito” Comitato “inteso come organo di consulenza dell’Amministrazione Comunale con il compito di coordinare l’attività complessiva del Museo con specifico riguardo all’attività di raccolta, di conservazione, di studio, di promozione culturale, didattica e turistica, di studio, di ricerca storica e scientifica. Un organo che deve predisporre piani di intervento ordinari e straordinari e sovrintendere alla tutela e alla fruizione delle strutture e degli impianti museali e al funzionamento dei connessi servizi, il tutto mantenendo costanti rapporti con l’Amministrazione Comunale mediante il direttore responsabile del Museo”.
Nel 1991 il Museo risulta già avviato verso la fase delicata della definitiva sistemazione secondo una graduale evoluzione ritmata da una programmazione condizionata dai tempi tecnici di attuazione e dalla necessaria copertura finanziaria, dipendente dalle risorse finanziarie del Comune di Fabriano. Le sezioni museali realizzate svolgono costantemente un’importante funzione sperimentale con risultati positivi che si possono identificare nella tendenza ad ottenere l’aumento annuo dei visitatori .
Importante constatare che nel 2005 il Comune di Fabriano in qualità di comodatario e in qualità di comodante le Cartiere Miliani S.p.A. acquisite dalla Fedrigoni S.p.A., allora rappresentata dal vice presidente Alessandro Fedrigoni, controfirmarono il contratto di comodato d’uso di beni mobili, attrezzature, filigrane, moduli depositati ed esposti presso il Museo da rinnovare ogni cinque anni. Il contratto stabilisce anche la costituzione del Comitato Storico Tecnico Scientifico (CSTS) composto da sette membri: presidente di nomina del Sindaco, due componenti nominati dal rappresentante delle Cartiere, uno nominato congiuntamente dal Sindaco di Fabriano e dalle predette Cartiere. I sette membri devono possedere adeguata qualificazione culturale e provata competenza nel settore storico e tecnico cartario. Inoltre il Comitato ogni anno predispone un programma di attività e di progetti relativo alla sua operatività e funzionalità e, prima della stesura del bilancio di previsione del Comune di Fabriano, presenta il proprio bilancio previsionale per l’anno seguente. Al CSTS è affidato il compito di esprimere un parere sul carattere e sulla validità delle iniziative, delle manifestazioni e delle pubblicazioni di ogni natura, genere e qualità promosse dal Museo e/o dallo stesso Comune di Fabriano.
Dopo avere invano più volte disapprovato il metodo monocratico di gestione del Comitato Storico Scientifico Tecnico (CSTS) praticato allora dal presidente prof. Franco Mariani, assistito da Giorgio Pellegrini “responsabile” del Museo, il 14 settembre 2009 Ulisse Mannucci, Bartolo Venturini e il sottoscritto, con lettera indirizzata al Sindaco Roberto Sorci, presentarono le proprie dimissioni da membri del CSTS.
Ora il Museo è diretto e reso funzionante da esperto ed efficiente personale dipendente dall’Assessorato alla Bellezza e Cultura, ma non è stato più costituito il CSTS. Annualmente si rinnova il contratto di comodato d’uso del materiale vario, dei moduli e delle filigrane di proprietà delle cartiere Fedrigoni di Fabriano (già Miliani): comodante le Cartiere, comodatario il Comune di Fabriano.
In realtà a Fabriano esistono due Musei della carta. Il Museo della Carta e della Filigrana gestito dal Comune che, aperto al pubblico dal 1984, dispone, con il contratto di comodato d’uso anche di un consistente nucleo di beni e materiale vario di proprietà della cartiera ora del gruppo Fedrigoni proveniente dalle Miliani. Il Museo in località “Madonna della Quercia”, dove sorge il disattivato stabilimento centrale della ex Cartiera Miliani attraversato dal fiume Giano e in un adiacente deposito di 2.000 metri quadrati, ora denominato Fabriano Paper Pavillione (padiglione della carta), si conserva esposti e ordinati un prezioso patrimonio, per quantità unico al mondo, di beni storici cartai consistente in 2.295 forme per la produzione delle carta a mano, datate dalla prima metà dell’800, delle quali 301 vergate e 1.994 veline, tutte filigranate, 6.000 punzoni in legno, bronzo e rame, 793 tele cilindriche antiche per la produzione della carta a macchina in tondo, come precisa puntualmente Livia Faggioni solerte coordinatrice delle Fondazione Fedrigoni Fabriano (FFF) e curatrice del Corpus Chartarum Fabriano coadiuvata dal filigranologo Giovanni Luzi. Nei locali sede della Fondazione Fedrigoni (viale Pietro Milani, 31-33) è conservato l’Archivio Storico delle Cartiere Miliani, primo archivio d’impresa in Italia dichiarato di notevole interesse storico con provvedimento vincolistico del 20 luglio 1964 emesso dalla Soprintendenza Archivistica delle Marche.
Da alcune ricerche di Romualdo Sassi si apprende che nel sito denominato “Madonna della Quercia”, dove era attiva una gualchiera fin dal XIV, sorsero nel Settecento le cartiere Vallemani e Mariotti acquisite nel 1780 da Pietro Miliani. Si apprende anche che nella prima metà del XV secolo in quella “contrada”, dove nell’XI fu costruita la piccola chiesa di San Lorenzo, erano attive le gualchiere di Federuccio di Tomasuccio di Palamidesse date in affitto a tale Angelo di Nottolo cartaio. Siamo di fronte ad un’ampia zona verde nota per il ponte medioevale di San Lorenzo del XIV, per la gualchiera che si ritiene appartenuta ai Chiavelli, trasformata poi in mulino, infine in segheria ora ridotta in fatiscente edificio e per il possente torrione. Una contrada, meglio dire un quartiere, che la benemerita Associazione “Passeggiando tra la storia” ha liberato dall’abbandono e riqualificato, creando, con adeguato progetto, un “sentiero emerso tra la natura e la storia” che può diventare “luogo di riferimento per ogni cittadino”.
Le caratteristiche ambientali e gli storici insediamenti antropici di quell’ampio quartiere sono gli elementi essenziali che suggeriscono la creazione del Parco archeologico della industria cartaria, luogo ideale per collocare e potenziare la nuova struttura museale congiungendo i due esistenti musei della carta attraverso il concorso dei vari attori pubblici e privati disposti a recuperare e utilizzare gli antichi ampi spazi all’interno degli edifici e del grande ex stabilimento centrale delle Cartiere Miliani esistenti nel Parco. E’ evidente che gli attori che potrebbero realizzare questo progetto museografico sono il Comune di Fabriano e le Cartiere del gruppo Fedrigoni con la collaborazione della Fondazione Fedrigoni Fabriano (FFF), della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fabriano e della Pia Università della Cartai. Il proposto Parco archeologico dell’industria cartaria svilupperà l’azione di tutela e valorizzazione del “verde pubblico”, recupererà gli spazi dell’ antica cartiera e degli adiacenti edifici e aumenterà gli esistenti interessi culturali, scientifici, tecnici, storico-turistici che fanno di Fabriano la “Città della carta”.
Presidente Onorario di LabStoria
Articolo pubblicato nel settimanale «L’AZIONE» del 15 aprile 2023 n.15 pagine 8-9