La notte bianca del Liceo Classico Stelluti del 15 gennaio 2016 è iniziata con il toccante evento dello scoprimento della lapide in onore di Egidio Sassi, alla presenza di un suo nipote, il dr. Egidio Berardi, figlio della sorella Rina, e del dott. Giancarlo Castagnari, che lo conobbe personalmente. Nella sua preziosa testimonianza – rivolto ai tanti giovani presenti – il già sindaco di Fabriano si è soffermato da par suo sul significato della parola “libertà”, nel cui nome il giovanissimo Sassi perse la vita.
Sassi aveva 17 anni ed era studente del Liceo Classico di Fabriano. Insieme a Renato Gionchetti, militare poco più che ventenne, per l’aspetto giovanile e la corporatura minuta ancora un ragazzo, si era arruolato con il gruppo partigiano Piero, attivo nella zona del monte S. Vicino. Pensando che sarebbero potuti passare inosservati, perché giovanissimi, furono incaricati di prelevare presso la stazione ferroviaria di Cerreto d’Esi del materiale portato da ferrovieri dei nuclei GAP.
Forse in seguito a una delazione, i nazifascisti imprigionarono i due giovani e – dopo averli sottratti agli uomini della milizia che ne volevano l’esecuzione sommaria – furono condannati a morte con un processo farsa.
Fabriano, frattanto, era stata liberata, per cui i militari tedeschi si fermarono a Morello di Sassoferrato, dove rinchiusero i due giovani in una stalla. Sopraggiunsero, quindi, pattuglie di SS in fuga, che, appena saputo dell’esistenza di prigionieri, li trascinarono all’aperto e, dopo aver fatto loro scavare la fossa, li trucidarono vigliaccamente finendoli con la loro classica tecnica del colpo alla nuca. I fatti si svolsero tra il 14 e il 15 luglio 1944.
La lapide originale (ahimè, pressoché sconosciuta ai più) in onore di Egidio Sassi, fu scritta in lingua latina, a ridosso del tragico evento, dalla preside del Liceo Classico, prof.ssa Gemma Berio, poi epurata per le connivenze col fascismo e sostituita con don Giuseppe Riganelli. Fu collocata al piano superiore del Complesso san Benedetto (oggi del tutto restaurato), dove fino al 1960 era ubicata la sede del liceo. La lapide così recita: Te libertati studentem/ germanorum tela frangere/ animose puer/ Te/ discipuli ad maiora nitentes/ colant (Ti uccisero le armi dei tedeschi, coraggioso ragazzo che lottavi per la libertà. Ti venerino ora gli studenti che aspirano alle mete più alte).
Sui temi resistenziali, all’interno del Liceo Stelluti, è possibile ammirare anche il quadro dipinto nel 1974 da Roberto Stelluti, dal significativo titolo “13 luglio 1944: Fabriano liberata”. Altre opere d’arte sulla Resistenza, nello stesso anno, furono realizzate per volontà dell’Amministrazione Comunale di allora, dai nostri Aurelio Ceccarelli, Rolando Morena, Roberto Moschini, Claudio Polzonetti. Si trovano, ancora oggi, nelle scuole fabrianesi dell’Allegretto Nuzi, della Scuola Media Gentile, dell’Itis Merloni, del Liceo Scientifico V. Volterra.
Si stanno ora cercando le targhe con la foto in ceramica degli studenti del Liceo Classico, medagliati al valore, caduti durante la Grande Guerra. Anch’esse si trovavano nelle aule del Complesso san Benedetto, però non è dato sapere dove possano essere finite dopo il terremoto del 1997. Chi sa, quindi, dove possano trovarsi è pregato di farlo presente a chi scrive o alle autorità competenti.