Visita alla Crocifissione di Friburgo dell’Allegretto

La «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022» con il Consiglio comunale junior, in onore di Armando Fancelli, presidente del CLN. La proposta di intitolargli lo slargo davanti al monumento al Partigiano
a cura di Daniele Gattucci
Per la «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022», svoltasi lunedì 2 Maggio, l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con LabStoria, ha organizzato il Tour per i luoghi della Memoria della Resistenza cittadina. Hanno partecipato i giovani del Consiglio comunale junior. Ad accompagnare i consiglieri in erba sono stati Terenzio Baldoni e Federico Uncini. La manifestazione si è conclusa alle ore 18.30, ai giardini pubblici, nello slargo tra lo chalet e il monumento al Partigiano, dove si è svolta una breve commemorazione in onore di Armando Fancelli (1897-1972), repubblicano di Giustizia e Libertà, integerrimo antifascista e autorevolissimo presidente del CLN, negli ultimi anni della sua vita consigliere e assessore comunale in rappresentanza del Partito socialista, per ufficializzare la proposta di LabStoria, rivolta all’Amministrazione Comunale, di intitolargli il medesimo slargo, ponendo fine a una vera e propria mancanza storiografica.
Le foto sono state realizzate da Tommaso Melacotte, socio di LabStoria.

Didascalie:
1-Interno del Sacrario dei Caduti della Resistenza Fabrianese, ubicato a ridosso delle vecchie mura del cimitero di S. Maria, dove il 2 maggio 1944 vennero fucilati Ivan Silvestrini ed Elvio Pigliapoco.
2-Il partigiano Alberto Biondi, di anni 94, presidente onorario dell’Anpi provinciale, parla del valore della pace e della libertà ai giovani consiglieri. Dietro a loro s’intravede la presidente del Fai, Rosella Quagliarini.
3-Il prof. Roberto Moschini ricorda la mostra su «Arte e Resistenza» che l’Amministrazione Comunale organizzò nel 1974: oltre a lui vi parteciparono Aurelio C., Rolando Morena, Claudio Polzonetti, Roberto Stelluti. Il suo dipinto s’ispirò alla morte di Alaimo Angelelli.
4-Giuliana Silvestrini: a lei indirizzò la famosa lettera (scritta su carta oliata con cui la famiglia gli aveva fatto pervenire la frittata mentre era rinchiuso nella Regia Scuola Industriale) il fratello Ivan prima della fucilazione.
5-Lo storico Federico Uncini alla Loggia Baldini racconta cosa avvenne tra il 21 e il 22 giugno 1944, fra Moscano e Vallunga, dove furono uccisi dai tedeschi 21 innocenti civili, in prevalenza mezzadri.
6, 7-La bandiera italiana tanto cara a Italia Baldini, assente per motivi di saluti, con le firme dei giovani che ogni anno visitano la Loggia.
8-Non poteva certamente mancare Achille Baldini, insieme a sua moglie Brunella e alla sorella Cesira!
9-I garofani rossi coronano la lapide del dr. Engles Profili, Martire della Resistenza e Medaglia d’Oro al Valore Civile, assegnatagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 25 Aprile 2006.
10-Terenzio Baldoni e Paolo Carmenati, a nome di LabStoria, propongono di intitolare lo slargo posto ai piedi del monumento al Partigiano alla memoria di Armando Fancelli, alla presenza dei nipoti, del sindaco Gabriele Santarelli e dell’assessore alla cultura Ilaria Venanzoni. Valeria Carnevali è presente con la bandiera dell’Anpi.

«Non è lecito dimenticare, non è lecito tacere!»

Tra i momenti più belli della professione docente, da rimpiangere una volta in pensione, si ricordano quelli in cui il dialogo con i ragazzi si sposta dallo studio libresco all’attualità, instaurando un confronto sulle questioni più spinose che ci presenta la nostra storia più recente, che in tal modo diviene un prezioso scrigno da cui estrarre sia le cose belle, che servono per educare i giovani a godere degli aspetti gioiosi della vita, sia quelle brutte, da cui ricavare gli insegnamenti per impedire che si ripetano. Perché l’utilità della storia, ritenevano gli antichi greci, sta nel fatto che fa scorgere «analogie che, correttamente conosciute, diventano guida al comportamento e permettono ragionevoli previsioni» (Marta Sordi, Storia greca e romana, Jaca Book, 1992).

Uno dei momenti di confronto è offerto certamente dalla «Giornata della Memoria», che cade il 27 gennaio di ogni anno per ricordare il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono nel 1945 il campo di concentramento di Auschwitz, «il segno del disumano, della solidarietà umana negata, dello sfruttamento schiavistico, della spudorata instaurazione del diritto del più forte, contrabbandato sotto l’insegna dell’ordine» (Primo Levi, «La Stampa» 18 luglio 1959), che sarebbe divenuta la norma – è da aggiungere – se la Germania nazista fosse riuscita nell’intento di completare il suo progetto, applicando la tecnica attuata ad Auschwitz, «con la nota serietà dei tedeschi», al mondo conquistato.

In questo caso gli studenti si fanno attenti e pensosi, specie quando si invitano a scuola (ormai è quasi impossibile perché sono quasi tutti scomparsi…) i protagonisti di quegli avvenimenti oppure quando si coinvolgono studiosi seri e preparati, che per anni hanno cercato negli archivi prove e ragioni della latente follia (la banalità del male) che giace nella mente umana, malgrado quest’ultima abbia goduto di millenni di civiltà!

Oppure quando si portano le classi nei luoghi più significativi ed emblematici in cui la ferocia del nazifascismo si manifestò in modo virulento: il ghetto di Roma, dove avvenne il rastrellamento degli ebrei il 16 ottobre 1943 o quello di Ferrara, che Giorgio Bassani immortalò nei suoi romanzi («Il giardino dei Finzi Contini», «Storie Ferraresi»), cogliendo l’occasione per visitare il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano, sorto con l’ambizione di raccontare la millenaria storia degli ebrei in Italia.

Oppure il campo prigionieri di Servigliano (AP), dove però il tempo ha cancellato quasi tutto, ma che può essere il pretesto per una riflessione su come il fascismo peggiorò drammaticamente la situazione degli ebrei in Italia (anche di quelli iscritti al PNF) con  le leggi razziali del 1938 e l’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, esistendo nel settembre 1940 già 15 campi di concentramento, tra cui quello di Sforzacosta (MC).

Degli altri 95 luoghi di internamento e detenzione in Italia, ubicati per la maggior parte nell’Italia Centrale, in particolare nelle Marche e nell’AbruzzoMolise, due regioni impervie, con scarsa viabilità e lontane dai luoghi cruciali della guerra, ormai non parla più nessuno, come nel caso dei campi di Servigliano, Fabriano e Sassoferrato.

È giustificato questo silenzio? Certamente no, «non è lecito dimenticare né tacere», osservava sempre Levi nel 1955 («Deportati, anniversario», Decennale della Liberazione di Torino). Un compito, quello di non tacere, delegato sempre più, e quasi esclusivamente, alla scuola (viene da pensare alle bellissime edizioni della «Costituzione in gioco» del Liceo Classico Stelluti con il concorso delle scuole medie) e all’impegno di pochi volenterosi, per cui se non si vuole dimenticare che «l’uomo è, deve essere, sacro all’uomo, dovunque e sempre», a noi tutti s’impone un severo esame di coscienza, interrogandoci se abbiamo fatto tutto ciò che c’era da fare per trasmettere ai nostri giovani questo enorme patrimonio ideale, morale e sentimentale… perché no, anche sotto forma di gioco!

Terenzio Baldoni

presidente LabStoria

La «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022» con il Consiglio comunale junior, in onore di Armando Fancelli, presidente del CLN. La proposta di intitolargli lo slargo davanti al monumento al Partigiano
a cura di Daniele Gattucci
Per la «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022», svoltasi lunedì 2 Maggio, l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con LabStoria, ha organizzato il Tour per i luoghi della Memoria della Resistenza cittadina. Hanno partecipato i giovani del Consiglio comunale junior. Ad accompagnare i consiglieri in erba sono stati Terenzio Baldoni e Federico Uncini. La manifestazione si è conclusa alle ore 18.30, ai giardini pubblici, nello slargo tra lo chalet e il monumento al Partigiano, dove si è svolta una breve commemorazione in onore di Armando Fancelli (1897-1972), repubblicano di Giustizia e Libertà, integerrimo antifascista e autorevolissimo presidente del CLN, negli ultimi anni della sua vita consigliere e assessore comunale in rappresentanza del Partito socialista, per ufficializzare la proposta di LabStoria, rivolta all’Amministrazione Comunale, di intitolargli il medesimo slargo, ponendo fine a una vera e propria mancanza storiografica.
Le foto sono state realizzate da Tommaso Melacotte, socio di LabStoria.

Didascalie:
1-Interno del Sacrario dei Caduti della Resistenza Fabrianese, ubicato a ridosso delle vecchie mura del cimitero di S. Maria, dove il 2 maggio 1944 vennero fucilati Ivan Silvestrini ed Elvio Pigliapoco.
2-Il partigiano Alberto Biondi, di anni 94, presidente onorario dell’Anpi provinciale, parla del valore della pace e della libertà ai giovani consiglieri. Dietro a loro s’intravede la presidente del Fai, Rosella Quagliarini.
3-Il prof. Roberto Moschini ricorda la mostra su «Arte e Resistenza» che l’Amministrazione Comunale organizzò nel 1974: oltre a lui vi parteciparono Aurelio C., Rolando Morena, Claudio Polzonetti, Roberto Stelluti. Il suo dipinto s’ispirò alla morte di Alaimo Angelelli.
4-Giuliana Silvestrini: a lei indirizzò la famosa lettera (scritta su carta oliata con cui la famiglia gli aveva fatto pervenire la frittata mentre era rinchiuso nella Regia Scuola Industriale) il fratello Ivan prima della fucilazione.
5-Lo storico Federico Uncini alla Loggia Baldini racconta cosa avvenne tra il 21 e il 22 giugno 1944, fra Moscano e Vallunga, dove furono uccisi dai tedeschi 21 innocenti civili, in prevalenza mezzadri.
6, 7-La bandiera italiana tanto cara a Italia Baldini, assente per motivi di saluti, con le firme dei giovani che ogni anno visitano la Loggia.
8-Non poteva certamente mancare Achille Baldini, insieme a sua moglie Brunella e alla sorella Cesira!
9-I garofani rossi coronano la lapide del dr. Engles Profili, Martire della Resistenza e Medaglia d’Oro al Valore Civile, assegnatagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 25 Aprile 2006.
10-Terenzio Baldoni e Paolo Carmenati, a nome di LabStoria, propongono di intitolare lo slargo posto ai piedi del monumento al Partigiano alla memoria di Armando Fancelli, alla presenza dei nipoti, del sindaco Gabriele Santarelli e dell’assessore alla cultura Ilaria Venanzoni. Valeria Carnevali è presente con la bandiera dell’Anpi.

«Non è lecito dimenticare, non è lecito tacere!»

Tra i momenti più belli della professione docente, da rimpiangere una volta in pensione, si ricordano quelli in cui il dialogo con i ragazzi si sposta dallo studio libresco all’attualità, instaurando un confronto sulle questioni più spinose che ci presenta la nostra storia più recente, che in tal modo diviene un prezioso scrigno da cui estrarre sia le cose belle, che servono per educare i giovani a godere degli aspetti gioiosi della vita, sia quelle brutte, da cui ricavare gli insegnamenti per impedire che si ripetano. Perché l’utilità della storia, ritenevano gli antichi greci, sta nel fatto che fa scorgere «analogie che, correttamente conosciute, diventano guida al comportamento e permettono ragionevoli previsioni» (Marta Sordi, Storia greca e romana, Jaca Book, 1992).

Uno dei momenti di confronto è offerto certamente dalla «Giornata della Memoria», che cade il 27 gennaio di ogni anno per ricordare il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono nel 1945 il campo di concentramento di Auschwitz, «il segno del disumano, della solidarietà umana negata, dello sfruttamento schiavistico, della spudorata instaurazione del diritto del più forte, contrabbandato sotto l’insegna dell’ordine» (Primo Levi, «La Stampa» 18 luglio 1959), che sarebbe divenuta la norma – è da aggiungere – se la Germania nazista fosse riuscita nell’intento di completare il suo progetto, applicando la tecnica attuata ad Auschwitz, «con la nota serietà dei tedeschi», al mondo conquistato.

In questo caso gli studenti si fanno attenti e pensosi, specie quando si invitano a scuola (ormai è quasi impossibile perché sono quasi tutti scomparsi…) i protagonisti di quegli avvenimenti oppure quando si coinvolgono studiosi seri e preparati, che per anni hanno cercato negli archivi prove e ragioni della latente follia (la banalità del male) che giace nella mente umana, malgrado quest’ultima abbia goduto di millenni di civiltà!

Oppure quando si portano le classi nei luoghi più significativi ed emblematici in cui la ferocia del nazifascismo si manifestò in modo virulento: il ghetto di Roma, dove avvenne il rastrellamento degli ebrei il 16 ottobre 1943 o quello di Ferrara, che Giorgio Bassani immortalò nei suoi romanzi («Il giardino dei Finzi Contini», «Storie Ferraresi»), cogliendo l’occasione per visitare il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano, sorto con l’ambizione di raccontare la millenaria storia degli ebrei in Italia.

Oppure il campo prigionieri di Servigliano (AP), dove però il tempo ha cancellato quasi tutto, ma che può essere il pretesto per una riflessione su come il fascismo peggiorò drammaticamente la situazione degli ebrei in Italia (anche di quelli iscritti al PNF) con  le leggi razziali del 1938 e l’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, esistendo nel settembre 1940 già 15 campi di concentramento, tra cui quello di Sforzacosta (MC).

Degli altri 95 luoghi di internamento e detenzione in Italia, ubicati per la maggior parte nell’Italia Centrale, in particolare nelle Marche e nell’AbruzzoMolise, due regioni impervie, con scarsa viabilità e lontane dai luoghi cruciali della guerra, ormai non parla più nessuno, come nel caso dei campi di Servigliano, Fabriano e Sassoferrato.

È giustificato questo silenzio? Certamente no, «non è lecito dimenticare né tacere», osservava sempre Levi nel 1955 («Deportati, anniversario», Decennale della Liberazione di Torino). Un compito, quello di non tacere, delegato sempre più, e quasi esclusivamente, alla scuola (viene da pensare alle bellissime edizioni della «Costituzione in gioco» del Liceo Classico Stelluti con il concorso delle scuole medie) e all’impegno di pochi volenterosi, per cui se non si vuole dimenticare che «l’uomo è, deve essere, sacro all’uomo, dovunque e sempre», a noi tutti s’impone un severo esame di coscienza, interrogandoci se abbiamo fatto tutto ciò che c’era da fare per trasmettere ai nostri giovani questo enorme patrimonio ideale, morale e sentimentale… perché no, anche sotto forma di gioco!

Terenzio Baldoni

presidente LabStoria

La «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022» con il Consiglio comunale junior, in onore di Armando Fancelli, presidente del CLN. La proposta di intitolargli lo slargo davanti al monumento al Partigiano
a cura di Daniele Gattucci
Per la «Giornata della Ricordanza Fabrianese 2022», svoltasi lunedì 2 Maggio, l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con LabStoria, ha organizzato il Tour per i luoghi della Memoria della Resistenza cittadina. Hanno partecipato i giovani del Consiglio comunale junior. Ad accompagnare i consiglieri in erba sono stati Terenzio Baldoni e Federico Uncini. La manifestazione si è conclusa alle ore 18.30, ai giardini pubblici, nello slargo tra lo chalet e il monumento al Partigiano, dove si è svolta una breve commemorazione in onore di Armando Fancelli (1897-1972), repubblicano di Giustizia e Libertà, integerrimo antifascista e autorevolissimo presidente del CLN, negli ultimi anni della sua vita consigliere e assessore comunale in rappresentanza del Partito socialista, per ufficializzare la proposta di LabStoria, rivolta all’Amministrazione Comunale, di intitolargli il medesimo slargo, ponendo fine a una vera e propria mancanza storiografica.
Le foto sono state realizzate da Tommaso Melacotte, socio di LabStoria.

Didascalie:
1-Interno del Sacrario dei Caduti della Resistenza Fabrianese, ubicato a ridosso delle vecchie mura del cimitero di S. Maria, dove il 2 maggio 1944 vennero fucilati Ivan Silvestrini ed Elvio Pigliapoco.
2-Il partigiano Alberto Biondi, di anni 94, presidente onorario dell’Anpi provinciale, parla del valore della pace e della libertà ai giovani consiglieri. Dietro a loro s’intravede la presidente del Fai, Rosella Quagliarini.
3-Il prof. Roberto Moschini ricorda la mostra su «Arte e Resistenza» che l’Amministrazione Comunale organizzò nel 1974: oltre a lui vi parteciparono Aurelio C., Rolando Morena, Claudio Polzonetti, Roberto Stelluti. Il suo dipinto s’ispirò alla morte di Alaimo Angelelli.
4-Giuliana Silvestrini: a lei indirizzò la famosa lettera (scritta su carta oliata con cui la famiglia gli aveva fatto pervenire la frittata mentre era rinchiuso nella Regia Scuola Industriale) il fratello Ivan prima della fucilazione.
5-Lo storico Federico Uncini alla Loggia Baldini racconta cosa avvenne tra il 21 e il 22 giugno 1944, fra Moscano e Vallunga, dove furono uccisi dai tedeschi 21 innocenti civili, in prevalenza mezzadri.
6, 7-La bandiera italiana tanto cara a Italia Baldini, assente per motivi di saluti, con le firme dei giovani che ogni anno visitano la Loggia.
8-Non poteva certamente mancare Achille Baldini, insieme a sua moglie Brunella e alla sorella Cesira!
9-I garofani rossi coronano la lapide del dr. Engles Profili, Martire della Resistenza e Medaglia d’Oro al Valore Civile, assegnatagli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il 25 Aprile 2006.
10-Terenzio Baldoni e Paolo Carmenati, a nome di LabStoria, propongono di intitolare lo slargo posto ai piedi del monumento al Partigiano alla memoria di Armando Fancelli, alla presenza dei nipoti, del sindaco Gabriele Santarelli e dell’assessore alla cultura Ilaria Venanzoni. Valeria Carnevali è presente con la bandiera dell’Anpi.

«Non è lecito dimenticare, non è lecito tacere!»

Tra i momenti più belli della professione docente, da rimpiangere una volta in pensione, si ricordano quelli in cui il dialogo con i ragazzi si sposta dallo studio libresco all’attualità, instaurando un confronto sulle questioni più spinose che ci presenta la nostra storia più recente, che in tal modo diviene un prezioso scrigno da cui estrarre sia le cose belle, che servono per educare i giovani a godere degli aspetti gioiosi della vita, sia quelle brutte, da cui ricavare gli insegnamenti per impedire che si ripetano. Perché l’utilità della storia, ritenevano gli antichi greci, sta nel fatto che fa scorgere «analogie che, correttamente conosciute, diventano guida al comportamento e permettono ragionevoli previsioni» (Marta Sordi, Storia greca e romana, Jaca Book, 1992).

Uno dei momenti di confronto è offerto certamente dalla «Giornata della Memoria», che cade il 27 gennaio di ogni anno per ricordare il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono nel 1945 il campo di concentramento di Auschwitz, «il segno del disumano, della solidarietà umana negata, dello sfruttamento schiavistico, della spudorata instaurazione del diritto del più forte, contrabbandato sotto l’insegna dell’ordine» (Primo Levi, «La Stampa» 18 luglio 1959), che sarebbe divenuta la norma – è da aggiungere – se la Germania nazista fosse riuscita nell’intento di completare il suo progetto, applicando la tecnica attuata ad Auschwitz, «con la nota serietà dei tedeschi», al mondo conquistato.

In questo caso gli studenti si fanno attenti e pensosi, specie quando si invitano a scuola (ormai è quasi impossibile perché sono quasi tutti scomparsi…) i protagonisti di quegli avvenimenti oppure quando si coinvolgono studiosi seri e preparati, che per anni hanno cercato negli archivi prove e ragioni della latente follia (la banalità del male) che giace nella mente umana, malgrado quest’ultima abbia goduto di millenni di civiltà!

Oppure quando si portano le classi nei luoghi più significativi ed emblematici in cui la ferocia del nazifascismo si manifestò in modo virulento: il ghetto di Roma, dove avvenne il rastrellamento degli ebrei il 16 ottobre 1943 o quello di Ferrara, che Giorgio Bassani immortalò nei suoi romanzi («Il giardino dei Finzi Contini», «Storie Ferraresi»), cogliendo l’occasione per visitare il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano, sorto con l’ambizione di raccontare la millenaria storia degli ebrei in Italia.

Oppure il campo prigionieri di Servigliano (AP), dove però il tempo ha cancellato quasi tutto, ma che può essere il pretesto per una riflessione su come il fascismo peggiorò drammaticamente la situazione degli ebrei in Italia (anche di quelli iscritti al PNF) con  le leggi razziali del 1938 e l’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia, esistendo nel settembre 1940 già 15 campi di concentramento, tra cui quello di Sforzacosta (MC).

Degli altri 95 luoghi di internamento e detenzione in Italia, ubicati per la maggior parte nell’Italia Centrale, in particolare nelle Marche e nell’AbruzzoMolise, due regioni impervie, con scarsa viabilità e lontane dai luoghi cruciali della guerra, ormai non parla più nessuno, come nel caso dei campi di Servigliano, Fabriano e Sassoferrato.

È giustificato questo silenzio? Certamente no, «non è lecito dimenticare né tacere», osservava sempre Levi nel 1955 («Deportati, anniversario», Decennale della Liberazione di Torino). Un compito, quello di non tacere, delegato sempre più, e quasi esclusivamente, alla scuola (viene da pensare alle bellissime edizioni della «Costituzione in gioco» del Liceo Classico Stelluti con il concorso delle scuole medie) e all’impegno di pochi volenterosi, per cui se non si vuole dimenticare che «l’uomo è, deve essere, sacro all’uomo, dovunque e sempre», a noi tutti s’impone un severo esame di coscienza, interrogandoci se abbiamo fatto tutto ciò che c’era da fare per trasmettere ai nostri giovani questo enorme patrimonio ideale, morale e sentimentale… perché no, anche sotto forma di gioco!

Terenzio Baldoni

presidente LabStoria