“Fra tutte le città alleate quella di cui la colleganza si mantenne sempre costante e fedele fin dai tempi remoti si fu Firenze……”
L’inciso di Oreste Marcoaldi mi è tornato in mente leggendo l’articolo di Francesco Fantini pubblicato su L’Azione del 18 luglio scorso, dal quale ho appreso che il monaco silvestrino Andrea di Giacomo da Fabriano, quarto Priore di San Silvestro a Monte Fano, è stato il fondatore del monastero di San Marco a Firenze. Di conseguenza ho approfondito la lettura dello storico fabrianese per capire quali e quanti fossero i possibili nessi comuni nelle vicende storiche medievali tra Fabriano e Firenze.
I punti di collegamento investono molteplici aspetti inerenti gli eventi sociali, politici e culturali: la rivendicazione dell’autonomia comunale nei confronti dei poteri pontificio e imperiale; le vicende legate all’incastellamento del contado nel periodo feudale con l’edificazione dei Castelli che tuttora fanno parte del paesaggio circostante le due città; lo sviluppo economico e demografico promosso dalle attività produttive e commerciali,fonte di grandi ricchezze; la formazione di una nuova classe sociale,la borghesia,che basava il proprio potere sul dominio esercitato mediante le Corporazioni delle Arti. E ancora: le Istituzioni di beneficienza e le Confraternite, gli Ospizi e gli Spedali, il Banco di pietà; perfino il privilegio di battere moneta, seppure per breve tempo, concesso da Leone X dei Medici e confermato da un altro papa fiorentino Clemente VII; e infine le “belle arti” con un gemellaggio che risale ai tempi medievali e che si è rinnovato recentemente con la mostra “Da Giotto a Gentile”.
Tuttavia nell’inciso di Marcoaldi non è incluso un altro importante aspetto della storia medievale che accomuna Fabriano e Firenze, quello degli eventi religiosi e degli aspetti sociali che li hanno contraddistinti. Mi riferisco anzitutto al fenomeno degli Ordini mendicanti. Un movimento sostenuto da umili fraticelli che dagli eremi nei territori silvestri scesero nei borghi delle città abitati da comunità di povera gente. Si dedicarono non solo alla preghiera e alla predicazione, ma anche all’apertura di opifici artigianali per la lavorazione della carta (Fabriano) e della lana (Firenze). Nel corso degli anni daranno avvio agli Ordini monastici e alla fondazione di grandi complessi conventuali.
Dopo aver letto l’articolo di Francesco Fantini, considerando la rilevanza culturale che rivestono, con le dovute proporzioni, il monastero di San Silvestro a Fabriano e il complesso di San Marco a Firenze, ho voluto approfondire la conoscenza delle loro origini.
Eremo di San Silvestro sul Monte Fano (vedi figura). Alcuni cittadini fabrianesi nel 1231 donarono un terreno boschivo al monaco Silvestro Guzzolini da Osimo per erigere un piccolo monastero. Questo divenne la sede originaria e il centro di irradiazione di un nuovo Ordine monastico approvato nel 1248 dal papa Innocenzo IV, che da Cardinale era stato Rettore della Marca di Ancona. Fu denominato “Ordine di San Benedetto da Monte Fano”. L’istituzione era appoggiata dal Capitolo di San Venanzio, chiesa madre di Fabriano, massima autorità ecclesiastica cittadina. Il monastero, terminato nel 1234, venne dedicato inizialmente a San Benedetto da Norcia. Nel 1235 fu ampliato a seguito di una seconda donazione, circa quattro ettari di terreno, da parte del Comune di Fabriano. Negli anni successivi la Congregazione si estese in altri dodici monasteri, fondati da San Silvestro prima della sua morte (1267). Nel 1617 papa Paolo V riconobbe la santità di Silvestro Guzzolini. Contestualmente il monastero ebbe il titolo di “San Silvestro” e l’Ordine quello di “Comunità Silvestrina”.
L’interpretazione della vita e della spiritualità monastica di Silvestro fu fortemente influenzata dallo spirito eremitico e contemplativo di San Francesco, con percorsi e obiettivi comuni. Anche l’inserimento nel contesto urbano del suo Ordine e di quello francescano è contrassegnato da vicende sostanzialmente analoghe, come riferisce Francesco Pirani nella sua dotta pubblicazione su Fabriano in età comunale. La scelta del titolo di Priore anziché Abate significò una specifica opzione di vita.
La chiesa di San Benedetto ebbe origine nel 1244 quando il Comune donò a Silvestro una piccola area fabbricabile nel Borgo Nuovo in località “Castellare”. Qui fece costruire un piccolo ospizio con oratorio che serviva di appoggio ai monaci che da Monte Fano scendevano in città. Il cenobio fu ampliato negli anni successivi fino alla sottostante piazza Mercatale, centro della attività commerciali ed artigianali. Chiesa e monastero acquisirono sempre più prestigio e divennero sede stabile di una comunità silvestrina. Nel 1323 fu concesso lo stato giuridico di Parrocchia con fonte battesimale. Il complesso attuale, che risale al rifacimento del XVI secolo, conserva poche tracce di quello originario, di cui sono visibili alcune porzioni del portale in pietra.
Dopo la morte del fondatore, per un breve periodo il priorato generale fu retto da Giuseppe degli Atti da Serra San Quirico. Nel 1273 fu eletto il terzo Priore nella persona di Bartolo da Cingoli, che avviò un profondo rinnovamento. Promosse il passaggio da una vita strettamente eremitica ad un progressivo inserimento sociale, avvenuto non soltanto mediante l’apostolato e la predicazione, ma anche attraverso impegni lavorativi quali l’insegnamento, la manoscrittura dei testi, le attività artigianali. In particolare i monaci di Monte Fano ebbero un ruolo rilevante nello sviluppo della prestigiosa carta di Fabriano, con la gestione degli loro opifici presso la località di Ponte Gualdo, oggi Vetralla, rimasti attivi fino al 1725.
Andrea di Giacomo da Fabriano dopo la morte del predecessore nel 1298 fu nominato quarto Priore generale. Durante il suo lungo governo, terminato nel 1325, completò la stesura della “Vita del Fondatore”. Fondò altri quattro monasteri, tra i quali nel 1299 quello di San Marco a Firenze. Ottenne due parrocchie dai Vescovi reggenti, nel 1300 quella di San Marco a Firenze e nel 1323 quella di San Benedetto a Fabriano.
La motivazione che indusse Andrea di Giacomo a fondare un monastero Silvestrino a Firenze si spiega tenendo conto che il monaco fabrianese prima di rivestire l’abito benedettino ebbe l’incarico di vicario della diocesi fiorentina retta dal vescovo Francesco Monaldeschi. Un’altra circostanza inoltre lega le origini dei due monasteri, perché quando Andrea di Giacomo fu chiamato a Roma da papa Giovanni XXII nel 1325, lo stesso pontefice elesse a suo successore come quinto Priore generale di Monte Fano Matteo da Esanatoglia, che aveva ricoperto la carica di Sottopriore nel convento di San Marco a Firenze.
Origini di San Marco a Firenze. L’attuale convento domenicano di San Marco sta per essere chiuso definitivamente, dopo secoli di storia in cui ha svolto oltre al ruolo di monastero anche quello di chiesa parrocchiale. I suoi monaci, prima Silvestrini poi Domenicani, nel corso del tempo hanno partecipato alla vita socio-politica della città, piuttosto turbolenta in epoca medievale. Del grande complesso rimarranno aperti la chiesa, il museo e la biblioteca e i pochi monaci rimasti saranno trasferiti a Santa Maria Novella.
La storia del monastero inizia alla fine del XIII secolo, quando nel 1290 una piccola comunità Silvestrina acquistò una porzione di terreno, con un oratorio dedicato a San Giorgio, dalla Congregazione dei Servi di Maria. Questi frati, che facevano parte dell’Ordine mendicante “i Serviti” qualche decennio prima si erano insediati in una zona suburbana detta “Cafaggio” (terreno da pascolo). La località, situata nei pressi di “porta di Balla” che faceva parte della prima cinta muraria comunale (le mura di Dante), oggi corrisponde alla bellissima piazza Santissima Annunziata.
I monaci Silvestrini per avvicinare la loro sede al centro della città avevano lasciato una chiesetta nel contado di San Marco Vecchio, lungo la via Faentina. All’oratorio dettero il nome di San Marco al Cafaggio. Nel corso di pochi anni l’Istituzione monastica si sviluppò e al posto dell’oratorio fu edificata una Chiesa con annesso monastero. Il complesso fu chiamato San Marco Nuovo. L’area antistante la chiesa acquisì nel tempo la configurazione della grande piazza di Firenze che tuttora porta il nome di San Marco.
Francesco Monaldeschi, nominato vescovo di Firenze da Bonifacio VIII quale successore di Andrea dei Mozzi, ebbe molta parte nella storia originaria della Congregazione di Monte Fano. I primi rapporti furono istaurati fin dal 1280 quando era vescovo di Orvieto, nella cui giurisdizione Silvestro Guzzolini aveva fondato un monastero. Giunse a Firenze nel 1295 in un periodo di burrascosa situazione politica. Erano gli anni della lotta tra le fazioni avverse, quando Dante, fautore dell’autonomia comunale, contrastava l’ingerenza del potere papale sulla città. Favorì l’insediamento dei monaci silvestrini nel convento di San Marco e inaugurò ufficialmente la sua fondazione nel 1299.
Il complesso di San Marco dai Silvestrini ai Domenicani. Fino al 1400 i monaci Silvestrini s’impegnarono con profitto nella vita comunitaria del quartiere. Appoggiati dai governi della città. Beneficiando di privilegi e laute elargizioni furono in grado di gestire la parrocchia e la manutenzione dell’immobile. Ma nel corso del secolo furono costretti ad abbandonare il complesso di San Marco che venne occupato dai monaci provenienti dal convento di San Domenico a Fiesole. Questa piccola comunità ambiva ad avere una sede in città aspirando ad ottenere proprio il monastero dei Silvestrini a San Marco. Per conseguire il loro intento si avvalsero dell’amicizia che i Domenicani di Santa Maria Novella avevano con la famiglia Medici. Inoltre Cosimo il Vecchio perseguiva una politica urbanistica per rafforzare il potere di controllo nella zona settentrionale della città verso porta San Gallo. Pensò quindi di fondare un centro culturale nel convento di San Marco affidandolo a religiosi di sua fiducia. Per questi motivi appoggiò l’istanza dei Domenicani rivolgendosi direttamente a Eugenio IV. Il pontefice inizialmente mantenne un atteggiamento di prudenza e propose ai Domenicani il convento di San Giorgio alla Costa, come soluzione alternativa che non fu accettata. La lunga vertenza tra i due Ordini si inasprì nel corso degli anni fino al 21 gennaio 1436, quando Eugenio IV sancì con una Bolla pontificia il trasferimento dei monaci Silvestrini alla Costa San Giorgio e la conseguente assegnazione di San Marco ai Domenicani di Fiesole.
Cosimo il Vecchio mantenne l’impegno preso con il Pontefice e sostenne onerosi interventi di ampliamento e di restauri. Nel 1434 affidò la direzione del progetto a Michelozzo Michelozzi, architetto di fiducia della famiglia Medici. Una parte degli investimenti fu destinata a celebri pittori per la decorazione delle sale. Tra questi il celeberrimo Beato Angelico che firmò tra gli altri affreschi: la Crocifissione, la Trasfigurazione, l’Annunciazione. Il nuovo complesso religioso, inaugurato nel 1443 alla presenza di Eugenio IV, divenne un polo culturale. Nella seconda metà del secolo qui visse e predicò Girolamo Savonarola. Alla fine del 1800 il convento venne espropriato dallo Stato italiano che lo convertì in Museo. La Chiesa e una parte della struttura conventuale attorno al chiostro di San Domenico rimasero alla comunità domenicana.
In seguito al crollo accidentale del pavimento nei locali del noviziato nel 1989 furono eseguiti dei lavori di scavo che riportarono alla luce i resti delle strutture duecentesche sottostanti, costruite dai monaci Silvestrini (vedi figura). Le volte del convento originario erano decorate da splendide pitture murali a soggetto sacro e profano. Oggi, grazie ad un sistema di specchi, sono visibili attraverso gli oblò praticati sulla pavimentazione.
I monaci Silvestrini cercarono di opporsi alla decisione papale, ma il potere della casa medicea prevalse sulla loro volontà. Quindi malvolentieri dovettero accettare il nuovo insediamento che ritenevano più scomodo.
E’ pur vero che per accedere al nuovo convento dovevano percorrere una strada in ripida pendenza. Tuttavia penso che abbiano avuto motivo di ricredersi, tenendo conto della splendida posizione in cui si trovava e si trova tuttora il complesso di Costa San Giorgio. A mezza costa sulla collina che sovrasta Ponte Vecchio, distante soltanto qualche centinaio di metri, offre un immediato affaccio panoramico sulla città.
Lo posso attestare personalmente perché il complesso di Costa San Giorgio nel secolo scorso è stato la sede della Scuola militare per Allievi ufficiali medici, che ho frequentato dopo la laurea.
Appendice – Recentemente Aldo Pesetti ha tenuto una videoconferenza nel corso della quale Fabio Marcelli ha introdotto un’interessante argomento sui rapporti medievali tra le comunità dei monaci di Fabriano con quelli di Firenze. Il relatore ha presentato una tavola sintetica (vedi figura) evidenziando i principali personaggi che hanno fatto parte di queste vicende e le relative date storiche, di cui ho riferito ampiamente nel mio articolo.
Prendendo spunto dalla tavola devo aggiungere che il Beato Costanzo da Fabriano, appartenente all’Ordine dei Domenicani, partecipò nel 1436 ai lavori per la riforma del convento di San Marco a Firenze. Ricordo che nel mese di gennaio di quello stesso anno il papa Eugenio IV aveva assegnato San Marco ai Domenicani, trasferendo i monaci Salvestrini nel convento della Costa San Giorgio.In questa circostanza il Beato Costanzo incontrò il Beato Angelico che stava dipingendo i suoi famosi affreschi su commissione della famiglia Medici.
Nella tavola è citato anche Sant’Antonino Pierozzi vescovo di Firenze. Prima di ricoprire la Curia vescovile aveva governato la Marca Anconetana e in questo periodo ebbe contatti con i Domenicani di Fabriano. Successivamente, prima di essere nominato Vescovo, fu priore a San Marco di Firenze nel periodo in cui fu concesso ai Domenicani. Quindi qui avrà incontrato il Beato Costanzo di Fabriano quando partecipò alla stesura della sua riforma.
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale della Diocesi di Fabriano, “L’Azione” del 9 gennaio 2021
Convento di San Marco a Firenze. Scavi nel chiostro dei Silvestrini
Eremo di San Silvestro a Fabriano. Disegno di padre Stefano Moronti